Riscatto della laurea, chi detrae e chi (invece) deduce in dichiarazione redditi

I contributi pagati per il riscatto della laurea sono detraibili al 19% dall’IRPEF o deducibili da reddito a seconda dei casi
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2 anni fa
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riscatto laurea

Il legislatore riconosce uno sgravio fiscale per i contributi versati ai fini del riscatto della laurea. Occorre, tuttavia, distinguere a seconda che tali contributi siano pagati, ad esempio, dal genitore per conto del figlio fiscalmente a carico oppure che siano pagati direttamente da un soggetto lavoratore per se stesso.

In prima battura ricordiamo che il riscatto della laurea è lo strumento che permette al cittadino di considerare gli anni dell’università come anni contributivi ai fini pensionistici. L’operazione non è però gratuito.

L’interessato deve presentare domanda all’INPS e pagare il contributo volontario liquidato dallo stesso istituto.

Sul sito INPS è messo a disposizione anche un simulatore online riscatto della laurea.

Questo contributo pagato è detraibile o deducibile in dichiarazione dei redditi a seconda dei casi.

Quando il riscatto della laurea è detraibile

Se il genitore paga il contributo per il riscatto della laurea per conto di un figlio che è fiscalmente a carico (e, quindi, che non lavora) il genitore stesso può portare in detrazione 19% tale importo.

La somma paga è da indicarsi per cassa. Quindi, nel Modello 730/2022, ad esempio, bisogna indicare il contributo riscatto della laurea pagato nel 2021. L’indicazione dell’importo è da farsi al rigo E8/E10 con il codice 32. Laddove si presenti il Modello Redditi Persone Fisiche l’indicazione deve avvenire al rigo RP8/RP13 sempre con codice 32.

Non sono previsti limiti massimi di spesa su cui poter calcolare la detrazione.

Per completezza ricordiamo che si considera a carico il figlio che nell’anno d’imposta oggetto della dichiarazione redditi abbia conseguito un reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro. Tale soglia sale a 4.000 euro in caso di figli con età non superiore a 24 anni.

La deduzione dal reddito complessivo

Diverso, invece, è il caso in cui i contributi per il riscatto della laurea sono versati direttamente dall’interessato che ha percepito un reddito sul quale sono dovute le imposte.

Ad esempio, un lavoratore dipendente che decide di riscattare gli anni dell’università.

In questa ipotesi i contributi pagati sono “deducibili” e sono da indicarsi (sempre secondo il principio di cassa) al rigo E21 (se trattasi di Modello 730) oppure al rigo RP21 (se trattasi di Modello Redditi Persone Fisiche). La deduzione, comunque, è ammessa fino a concorrenza del reddito complessivo.

Ricordiamo anche la differenza tra detrazione e deduzione. La detrazione abbatte l’IRPEF lorda, la deduzione abbatte il reddito imponibile su cui poi si calcola l’IRPEF.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

1 Comment

  1. Buongiorno, avrei una domanda. Se aderissi al pagamento rateale del contributo, a fronte del conteggio ricevuto dall’Inps, in quanto attualmente lavoratore dipendente, potrei versare mediante trattenuta mensile a valere sul cedolino? Grazie

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