l’Inps torna a suggerire al governo nuove regole per superare quota 100 a fine anno. Il presidente dell’Istituto, Pasquale Tridico, in una recente intervista propone di improntare la riforma pensioni sulla necessità di occuparsi di giovani e donne.
La forte ripresa economica in atto vede ancora troppe diseguaglianze e differenze a livello sociale. I giovani, anche laureati, sono ancora molto penalizzati. L’ingresso nel mondo del lavoro resta ancora problematico a differenza di quanto avviene nel resto d’Europa.
Riscatto laurea gratis
Così, parlando di riforma pensioni, Tridico suggerisce di introdurre un sistema di riscatto gratuito dei contributi per il periodo di laurea. Non tutti i giovani lavoratori hanno le possibilità economiche per sostenere i costi del riscatto, anche in forma agevolata.
“Per i giovani – dice Tridico – si potrebbe immaginare un modello per riscattare la laurea in maniera gratuita oppure maggiorando il loro coefficiente di trasformazione per periodi legati alla formazione”.
Ma non solo. Secondo l’Inps è necessario che la riforma pensioni sia più possibile orientata verso i giovani che rappresentano il futuro e il sostegno del welfare nel tempo. Non si parla più, ad esempio, della pensione di garanzia, argomento molto trattato prima della pandemia.
Eppure bisognerà evitare lo scivolamento verso la povertà con il pagamento di pensioni da fame e il deterioramento dello stato sociale.
In pensione a 63 anni, ma in maniera flessibile
Buona l’idea del governo di un allargamento di Ape Sociale a più categorie di lavoratori gravosi per le quali l’Inps ha fornito un importante contributo. Tuttavia questa riforma pensioni non è sufficiente perché lascia fuori molte altre persone che svolgono mansioni non usuranti e che dovranno attendere 67 anni di età prima di lasciare il lavoro.
Si pensi ad esempio a tutti quegli statali o agli impiegati del settore terziario che con la fine di quota 100 andrebbero a imbattersi nello scalone di 5 anni previsto dalla riforma Fornero.
“In questo senso – dice Tridico – la mia proposta di pensione flessibile (e sostenibile) resta l’uscita a 63 anni col calcolo della sola quota contributiva con la restante quota retributiva che scatta a 67”.
La spesa sarebbe contenuta per lo Stato e adeguatamente sostenibile nel tempo. Allo stesso modo, il lavoratore otterrebbe una prima liquidazione della pensione e, a distanza di 4 anni, la pensione completa.