Meglio riscattare la laurea o sottoscrivere un fondo pensione? E’ questo il dubbio principale che assale i lavoratori, soprattutto i più giovani, al termine del corso di studi universitari. Un dilemma di non poco conto se si seguono attentamente tutte le notizie che giungono quotidianamente dal fronte previdenziale. A cominciare da quelle che ci dicono che le pensioni non sono più sicure come un tempo e nemmeno adeguate.
Ebbene, vediamo di dare qualche risposta esauriente alla tematica ben consapevoli che le due opzioni sono equivalenti dal punto di vista economico.
Riscatto laurea o fondo pensione?
Innanzitutto il riscatto laurea è un istituto che permette, pagando profumatamente, di coprire dal punto di vista pensionistico la posizione assicurativa del periodo di studi universitari. Come si sei fosse lavorato. Si possono così ottenere benefici fino a 5 anni di copertura previdenziale per andare in pensione prima e/o per aumentarne l’importo. In questi termini, per chi è già al lavoro e sta facendo i dovuti calcoli per andare in pensione, il riscatto laurea è senza dubbio la soluzione migliore.
Inutile destinare soldi a gestioni previdenziali “esterne” per le quali si otterrebbe, sì, una integrazione alla pensione pubblica, ma non si potrebbe sfruttare il vantaggio offerto dal riscatto laurea per ottenere la pensione in anticipo o per raggiungere i requisiti contributivi richiesti dalla normativa alla pensione di vecchiaia (20 anni almeno di versamenti).
Se ad esempio un lavoratore laureato ha 62 anni di età e 38 di contribuiti, riscattando 3 anni di periodo di studio può accedere comodamente a Quota 103, e andare in pensione prima dei 67.
Diverso è il caso di un giovane lavoratore che non si è ancora fatto una posizione previdenziale obbligatoria e per il quale questo ragionamento non vale tanto. L’incertezza in questo caso è tanta, anche perché non è detto che in futuro il riscatto laurea possa diventare più conveniente dal punto di vista economico. O che ci saranno altre forme di pensionamento che oggi non possiamo prevedere. I fondi pensione, in ogni caso, non rappresentano l’alternativa ideale.
Il problema dei costi
C’è poi da prendere in considerazione la questione dei costi del riscatto laurea. Nel sistema agevolato, si paga oggi poco più di 6.000 euro all’anno, cifra interamente detraibile o deducibile dall’imponibile Irpef in dichiarazione dei redditi. La spesa è rateizzabile anche in 120 rate senza interessi ed è quindi gestibile comodamente.
Diverso il caso in cui il riscatto laurea cade nel sistema retributivo (ante 1996) per il quale si applica un sistema di calcolo basato sulla riserva matematica che fa lievitare enormemente la spesa. In questo caso non conviene riscattare i periodi di studio perché la cifra potrebbe anche superare i 100 mila euro. Poi ovviamente dipende tutto dalle disponibilità economiche del lavoratore. Certo, rifacendosi all’esempio di cui sopra, se manca un anno a raggiungere i requisiti per la pensione, si può anche fare uno sforzo.
Anche in questo caso, però, l’alternativa dei fondi pensione negoziali o aperti non è la soluzione ideale. I rischi sono molti, soprattutto in caso di turbolenze dei mercati per i quali il capitale investito può essere tranquillamente eroso dall’inflazione, come abbiamo visto nel 2022. Soprattutto se l’arco temporale di investimento è ristretto, cioè mancano meno di 10 anni alla pensione.
Riassumendo…
- Quando conviene veramente il riscatto laurea e per chi.
- I costi da supportare e l’alternativa dei fondi pensione non sempre valida.
- Nel sistema agevolato il riscatto laurea costa circa 6.000 euro all’anno.