Pur in risalita nelle ultime sedute, il trend ribassista per i rendimenti obbligazionari appare chiaro negli ultimi mesi. L’apice fu raggiunto un anno qua, quando il mercato vedeva allontanarsi il taglio dei tassi di interesse per via di un’inflazione più persistente delle previsioni presso le principali economie mondiali. Da giugno la Banca Centrale Europea ha iniziato a ridurre il costo del denaro, seguita a settembre dalla Federal Reserve con un maxi-taglio dello 0,50%. Una fase positiva per i bond, i cui rischi appaiono decisamente più contenuti grazie a condizioni monetarie divenute più espansive.
Spread in calo con taglio dei tassi
Ma è quando tutto sembra meravigliosamente a posto che bisogna stare attenti alle trappole. Siamo portati a credere che i rischi per i bond siano perlopiù legati ai momenti in cui i rendimenti si muovono al rialzo. Succede, infatti, che i prezzi vadano complessivamente giù e siano particolarmente penalizzate due categorie di titoli: le lunghe scadenze e i bassi rating. I capitali cercano riparo tra i “safe asset” e gli spread si allargano. Significa che i possessori di titoli lunghi e/o di bassa qualità subiscono perdite più pesanti della media.
Ad esempio, i bond in dollari con rating tripla A offrirono in media 375 punti base (3,75%) in meno dei bond con rating “junk” o “non investment grade” nell’ottobre dello scorso anno. Oggi, con il taglio dei tassi avviato, lo spread tra le due categorie estreme si è affievolito a circa 240 punti o 2,40%. Gli acquisti si sono riversati perlopiù sui secondi, percepiti meno rischiosi con l’allentamento monetario.
Occhio a qualità del portafoglio
E da quest’anno, dopo quasi un biennio di “siccità”, persino gli emittenti sovrani nell’Africa subsahariana sono tornati a rifinanziarsi sui mercati internazionali. Hanno potuto approfittare del calo dei rendimenti. Gli investitori ne hanno approfittato a loro volta per impiegare i capitali in asset più redditizi.
Ma riempire il portafoglio di titoli di bassa qualità non è mai saggio. E’ vero che con il taglio dei tassi i rischi per i bond “junk” si riducano. D’altra parte, restano superiori a quelli che si corrono acquistando bond con rating medio-alti. Lo stesso dicasi a proposito della concentrazione degli investimenti sul tratto lungo della curva. La crescita dei prezzi non è automatica. Possono sempre verificarsi eventi avversi, come una persistente inflazione che costringe le banche centrali a non tagliare i tassi e l’aumento degli spread a sfavore dell’emittente.
Rischi per bond sempre in agguato
Da ricordare, infine, che né i titoli di lunghissima durata e né quelli con rating bassi siano da considerarsi altamente liquidi. Cosa succede se avessimo bisogno di disinvestire subito, magari a seguito di un fabbisogno di liquidità? In conclusione, i rischi per il mercato dei bond non scompaiono per il semplice fatto che i tassi scendano. Bisogna sempre salvaguardare la qualità del portafoglio e fissare una durata media ponderata in linea con le proprie esigenze.