I rischi dell’euro digitale di cui la politica non parla

Nessuno parla dei rischi dell'euro digitale tra i partiti e i governi di tutto il continente, ma esistono e sono potenzialmente gravi.
1 anno fa
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I rischi dell'euro digitale
I rischi dell'euro digitale © Licenza Creative Commons

Lo studio è in fase avanzata, anche se per il debutto passerà ancora qualche anno. La Banca Centrale Europea (BCE) si prepara a lanciare l’euro digitale. Il tema è poco dibattuto in Italia, ma forse anche nel resto dell’unione monetaria. Se ne stanno occupando nel mondo le banche centrali quasi in piena solitudine, come se fosse un problema di natura tecnica. Invece, le implicazioni del passaggio alle monete digitali sarebbero enormi e i rischi ad esse associati finanche gravi.

Verso nuova moneta elettronica pubblica

Anzitutto, quale sarebbe la definizione di euro digitale? Si tratta della futura moneta elettronica, destinata ad affiancare nel prossimo futuro banconote e monetine per effettuare pagamenti.

E già qui sorge un dubbio, forse un sospetto: messo così, non esiste già? Cosa sarebbero altrimenti le carte di debito (bancomat), di credito e le applicazioni usate per i pagamenti, se non una forma di moneta digitale? Evidentemente, il non detto della BCE, anzi di tutte le banche centrali, è che queste iniziative servirebbero ad accentrare nelle loro mani il sistema dei pagamenti, a discapito dei circuiti internazionali privati come Visa e MasterCard s’intende.

E se andiamo ad approfondire attraverso le scarne informazioni rilasciate dalla BCE, notiamo che le novità sarebbero dirompenti. L’euro digitale prevedrebbe l’istituzione di portafogli digitali presso la banca centrale stessa. In altre parole, i cittadini potranno aprire direttamente un conto corrente a Francoforte e accreditarvi il proprio denaro. Non sappiamo con certezza se esisterebbero limitazioni. Ad ogni modo, la BCE si metterebbe a fare il lavoro delle banche commerciali. E queste ovviamente disporrebbero di minore liquidità da prestare al sistema economico. Si scatenerebbe una sorta di concorrenza tra loro e la banca centrale. Uno scenario inimmaginabile.

Risparmi e credito in mano a BCE

Resta da vedere se la BCE remuneri i conti correnti di appoggio ai portafogli digitali.

Se così non fosse, l’impulso a spostare liquidità dalle banche commerciali verrebbe parzialmente meno. Non se scontiamo un rischio di credito nullo per i risparmi depositati presso la BCE e conoscendo l’avidità con cui gli istituti di credito remunerano i clienti. Lo stiamo vedendo in questi mesi di alta inflazione. Quindi, progressivamente potrà accadere che i cittadini preferiscano la BCE alle banche. Ciò consentirebbe alla prima di accentrare la gestione del credito nelle proprie mani. Trattandosi di un organismo pubblico (europeo, nello specifico), saremmo dinnanzi allo scenario di uno stato-banchiere.

In pratica, la BCE si metterebbe a prestare denaro per conto proprio. E qui si palesa già un grosso rischio, ovvero che i criteri di erogazione del credito siano tutt’altro che di mercato, ma si pongano finalità politiche. D’altronde, è come chiedere a un governo di prestare denaro in maniera efficiente ed obiettiva. Non esiste in natura. E di rischi ve ne sono anche altri. La BCE scrive che le informazioni di cui verrà in possesso con l’uso dell’euro digitale, non saranno mai utilizzate. Se è caduto persino il segreto bancario svizzero, credete che prima o poi non nasca la tentazione dei politici, i veri proprietari di ultima istanza dell’istituto, di fare uso dei dati per finalità svariate?

Euro digitale soppianterà contante

La lotta al contante di questi anni, ad esempio, è stata prima giustificata con la necessità di combattere la criminalità organizzata e il terrorismo internazionale, dopodiché si è arrivati ad invocarla per contrastare l’evasione fiscale. Prima o poi, l’euro digitale soppianterebbe l’euro di carta e metallo con le stesse scusanti. A quel punto, la BCE disporrebbe di un potere a dir poco illimitato. Gestirebbe i risparmi di tutti i cittadini dell’Eurozona, un po’ come se immaginassimo che oggi vi fosse una banca privata monopolista.

Non solo potrebbe non remunerare di un solo centesimo la liquidità, ma all’occorrenza stangarla con i tassi negativi per finalità di politica monetaria.

Di più. Se i governi avessero problemi a far quadrare i conti pubblici, basterebbe che chiedessero alla BCE di effettuare un prelievo forzoso sui conti correnti. Nessuno avrebbe più la possibilità di spostare denaro altrove per reagire alla sopraffazione. Tutti i cittadini saremmo alla mercé del Leviatano europeo, che come una piovra metterebbe le mani dappertutto. L’euro digitale non va contrastato ab origine con preclusioni mentali. Solamente che se ne dovranno ponderare i rischi, discutendo apertamente e pubblicamente dei limiti che non potranno e dovranno mai essere superati e magari mettendoli nero su bianco. Ma la politica è svogliata, anzi finge di non vedere tali rischi, perché in fondo a nessun governo è mai dispiaciuto dilatare i propri poteri fino a controllare anche la lista della spesa dei cittadini.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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