Da quando Donald Trump è diventato il presidente eletto degli Stati Uniti, nel mondo si è tornato a parlare di rischio inflazione. C’è la minaccia dei dazi a incutere timore per i suoi effetti negativi che avrebbe sulle valute mondiali e anche sulle politiche monetarie delle principali banche centrali. Ma non sembra che le cose stiano messe così, almeno a guardare i bond del Tesoro italiani indicizzati. E nonostante ancora oggi il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, abbia avvertito che l’imminente insediamento della nuova amministrazione americana comporti una maggiore incertezza circa le prospettive d’inflazione future.
Segnali da bond indicizzati
In un’ottica di medio-lungo periodo, prendiamo in considerazione il BTp Italia 28 giugno 2030 con cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005497000). Questo titoli di stato ha una durata residua di oltre cinque anni e mezzo e ci consente di dedurre il rischio inflazione percepito dal mercato obbligazionario domestico. Oggi, la sua quotazione si aggira in area 97,20 centesimi e offre un rendimento lordo reale del 2,16%. Il bond del Tesoro con cedola fissa e simile scadenza rende, invece, il 3,10%. Ciò denota uno spread dello 0,94%, che equivale proprio alle aspettative d’inflazione per la media dei prossimi cinque anni e rotti.
Nel giorno delle elezioni americane, lo stesso BTp Italia quotava a 96,80 centesimi e offriva un rendimento reale del 2,23% contro il 3,24% del bond con cedola fissa. Pertanto, lo spread era all’incirca dell’1%. Per quanto in due settimane i movimenti siano stati relativamente contenuti, essi appaiono eloquenti. Non solo il rischio inflazione non è considerato in aumento, ma anzi risulta persino più basso. Il mercato non ritiene che i prezzi al consumo in Italia saliranno più velocemente nei prossimi anni con la vittoria di Trump. In assoluto, sono attesi molto stabili. A dirla tutta, troppo stabili per sembrare realistico.
Rischio inflazione sottostimato?
Negli ultimi mesi, l’Istat registra in Italia variazioni dei prezzi in media sotto l’1% tendenziale.