Intervenendo alla mostra dell’antiquariato a Milano, dove ha anche comprato uno Chagall, l’ex premier Silvio Berlusconi ha confidato a uno dei presenti in sala di essere preoccupato che il governo che sta per nascere di Lega e Movimento 5 Stelle possa introdurre una tassa patrimoniale. “Spero non vadano avanti”, ha chiosato. La battuta ha fatto l’immediato giro delle redazioni, anche perché il Cavaliere è alleato di Matteo Salvini, al quale è stato risparmiato, tuttavia, l’epiteto di “traditore”. Il giorno seguente, come sappiamo, ha ottenuto la riabilitazione da parte del giudice di Milano, essendo stati cancellati gli effetti della legge Severino, che lo avevano reso incandidabile fino a sabato scorso.
Davvero un governo giallo-verde rischia di stangarci con una patrimoniale? E, soprattutto, di cosa si tratterebbe? Per patrimoniale si farebbe riferimento a un’imposta gravante sul complesso delle ricchezze delle famiglie. In Francia ve n’è una sopra una determinata soglia di patrimonio, anche se il presidente Emmanuel Macron intende alleggerirla, se non eliminarla del tutto. In Italia, una cosa simile non esiste, anche se le singole componenti del patrimonio sono nei fatti già tassate. Ad esempio, gli immobili pagano l’IMU, ad eccezione di quelli adibiti come prima casa; gli investimenti finanziari scontano l’imposta di bollo, oltre che l’imposta sui capital gain o gli interessi, nonché negli ultimi anni spesso persino la cosiddetta “Tobin tax”; auto e motocicli pagano il bollo, imposta fissa prevista persino sulle giacenze nei conti correnti sopra i 5.000 euro. Insomma, comunque investi i tuoi soldi, dovrai pagare una qualche imposta. Si direbbe che una patrimoniale l’abbiamo già.
Perché patrimoniale, più IMU e IVA completerebbero la distruzione dell’economia italiana
Il precedente del 1992
Eppure, qualche settimana fa il Fondo Monetario Internazionale è tornato a sollecitarcene l’introduzione. Fa specie all’istituto verificare che le famiglie italiane godano di una ricchezza netta di circa 9.000 miliardi di euro, che vorrebbe fosse aggredita per abbattere il nostro immenso debito pubblico.
Il rischio che la stangata arrivi non si è mai sopito sin dalla morte della Prima Repubblica. Nel 1992, il governo Amato introdusse un prelievo forzoso dello 0,6% su tutti i depositi bancari, chiaramente senza alcun preavviso, in modo che i risparmiatori fossero tassati senza aver prima potuto ritirare le somme. Si parla da anni di un qualcosa di simile. Vi si accennò nel 2011-’12, all’epoca della crisi massima dello spread. Sui conti correnti e deposito degli italiani risultano accreditati oltre 1.720 miliardi di euro, il 100% del pil. Evidente che dall’estero guardino con estremo interesse a tale liquidità, alla quale si potrebbe attingere in un attimo con un decreto urgente. Tuttavia, sarebbe un espediente politicamente suicida. Chi mai approverebbe una simile misura, sapendo che alle successive elezioni verrebbe spazzato via dagli italiani? In fondo, il prelievo forzoso del ’92 avvenne in piena caduta della Prima Repubblica e due anni dopo, i partiti di quel sistema politico-istituzionale (Dc, Psi, etc.) semplicemente scomparvero.
Conti bancari sotto 100.000 euro davvero sicuri da un prelievo forzoso?
L’aggressione sempre in agguato ai nostri conti bancari
Certo, se il governo fosse non politico, bensì tecnico, il discorso cambierebbe. Un premier non legato al consenso, come lo fu Mario Monti tra il novembre 2011 all’aprile 2013, avrebbe mani libere e potrebbe anche decidere di stangare i patrimoni, giustificando la misura con discorsi sull’equità sociale e sulla crisi delle finanze statali. Attenzione, però, perché proprio l’ultimo esperimento tecnico ci ha chiarito che gli elettori non sono così stupidi come li si taccia di essere e, infatti, hanno duramente punito sin dal 2013 i partiti che sostennero quell’esecutivo, che sfornò misure impopolari come la legge Fornero.
Dunque, nemmeno un governo tecnico avrebbe un avallo del Parlamento per introdurre una patrimoniale. E allora, stiamo per caso esagerando? Non proprio. Una simile stangata potrebbe sempre arrivare per via esterna. Supponiamo che in Italia esplodesse una nuova crisi finanziaria come quella del 2011-’12 e che il governo italiano fosse costretto a chiedere aiuto alla UE per calmierare lo spread. Bruxelles ci offrirebbe il suo sostegno, attraverso la BCE e l’ESM (i meccanismi di aiuto saranno definiti al Consiglio europeo di giugno), ma farebbe molta pressione mediatica perché Roma introduca un’imposta sulla ricchezza complessiva delle famiglie, esentando i patrimoni minori, in modo che il balzello venga digerito dalla maggioranza della popolazione. In fondo, stando al rapporto Oxfam, l’1% degli italiani più benestanti possederebbe un quarto della ricchezza nazionale. Dunque, stangando 600.000 persone in tutto, si colpirebbero patrimoni per oltre 2.000 miliardi. In pochi protesterebbero e visto che ai seggi “uno vale uno”, il governo arriverebbe forse a capitolare. Con gli inevitabili disastri economici che ne deriverebbero.
E perché mai Berlusconi ha ostentato paura per tale scenario con Lega e 5 Stelle al governo? Due le spiegazioni: il leader di Forza Italia intende generare un clima ostile sui mercati rispetto all’esecutivo che sta per nascere, in modo che l’esperimento duri poco e fallisca. Secondariamente, egli ha buon gioco a esternare i suoi dubbi, visto che la lista della spesa dei due partiti appare lunga e costosa e le coperture sono ad oggi ignote. Pertanto, verrebbe il sospetto che si finanzieranno tagli alle tasse, abolizione parziale della legge Fornero e reddito di cittadinanza con prelievi sui grossi capitali.
Tassa patrimoniale rischio dopo le elezioni, lo pensano le imprese italiane