Partecipando alla 100-esima Giornata Mondiale del Risparmio organizzata da Acri, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha preso la parola e non si è risparmiato sui temi dell’attualità dopo il varo della legge di Bilancio per il 2025. Il responsabile del Tesoro ha lodato i risparmi, definendoli “ruolo di presidio a fronte di eventi imprevisti”. Allo stesso tempo, ha rimarcato come restino ancora in larga parte destinati ad impieghi altamente liquidi e scarsamente redditizi.
Tanti risparmi, pochi investimenti
Per questa ragione, ha rimarcato l’importanza dell’educazione finanziaria nelle scuole.
Criptovalute nel mirino di Giorgetti
Fin qui, Giorgetti ha affermato cose molto condivisibili. Ma è quando ha stroncato le “criptovalute” quali asset d’investimento che l’ha fatta fuori dal vaso. Non spetta ad un ministro decidere in cosa debbano investire i cittadini. Fino a prova contraria, non siamo ancora nell’Unione Sovietica ed esiste libertà economica. E in rappresentanza del governo, il ministro ha rivendicato con orgoglio la volontà, messa nero su bianco con il varo della legge di Bilancio, di alzare l’imposta sulle plusvalenze realizzate tramite monete digitali dal 26% attuale al 42%.
Il motivo? Secondo Giorgetti, le criptovalute non sono agganciate a beni o risorse economiche sottostanti e comportano elevati rischi per gli investitori. A parte che il discorso sarebbe un po’ più complesso, dato che esistono le “stablecoin” agganciate a monete fiat o materie prime come l’oro. E a parte anche che gli investitori continuerebbero a pagare il 26% acquistando token digitali tramite Etf. A parte tutto questo, il ministro ha reso una dichiarazione altamente discutibile sui risparmi.
Tassi negativi sciagura per risparmiatori
Vi ricordate i tassi negativi? Per molti anni, fino all’estate del 2022 (non un’eternità fa), i titoli di stato offrivano rendimenti sottozero fino alle medio-lunghe scadenze. Addirittura, l’intera curva dei tassi tedesca, che arriva fino ai 30 anni, a tratti offrì rendimenti negativi. Per i risparmi fu un disastro. Anziché essere remunerati, essi finirono con il “pagare” i debitori. L’inversione dei ruoli sul mercato fece comodo ai governi, che poterono spandere e spendere senza preoccuparsi troppo dei debiti accumulati.
Voi direte, embè? C’era sempre la possibilità di investire in altri asset! Vero, ma tutti offrivano rendimenti bassissimi. Mentre le banche tennero azzerati i tassi sui conti deposito, gli emittenti obbligazionari riconoscevano poco e niente anche nel caso di rischio di credito medio-alto. Chi volle guadagnare qualcosa di accettabile sui risparmi impiegati, dovette addossarsi grossi rischi spostandosi o sul comparto “high yield” o acquistando in valute estere, perlopiù emergenti.
Politica italiana ipocrita
Cosa ancora più importante, tutto ciò avvenne per le interferenze delle banche centrali sui mercati. La Banca Centrale Europea (BCE) azzerò per anni i tassi di riferimento e li portò sottozero sui depositi per le banche commerciali. Inoltre, acquistò bond in quantità massicce per iniettare liquidità in circolazione. Ufficialmente, lo fece per stimolare le aspettative d’inflazione. Nei fatti, anche e soprattutto per dare una mano ai bilanci pubblici e di molte aziende private altrimenti al collasso. Fu una rapina ai danni dei risparmi, quelli che Giorgetti vorrebbe difendere dalle criptovalute. Non si ricorda la voce del ministro o di altri politici italiani ad invocare tassi un po’ più alti in difesa delle ordinarie leggi del mercato. Al contrario, la politica italiana lodò l’allora governatore Mario Draghi per avere azzerato i costi di indebitamento e alzò la voce quando il successore Christine Lagarde dovette alzarli per combattere l’inflazione.
Risparmi traditi da repressione finanziaria
I risparmi non si tutelano invocando la repressione finanziaria, ma al contrario agendo in modo da proteggere il libero mercato. E questo significa accettare le decisioni individuali di ciascuno e che i tassi salgano quando la legge della domanda e dell’offerta lo comporta. Usare la leva fiscale per disincentivare alcune forme di investimento è sbagliato, non solo eticamente. Piaccia o meno a Giorgetti, il mercato delle criptovalute sarà sempre più grande nei prossimi mesi e anni. La stangata in arrivo terrà l’Italia ai margini di un’innovazione capace di creare molti posti di lavoro nei settori più disparati e senza che il gettito fiscale ne beneficerà anche solo per pochi spiccioli. Al contrario, è molto probabile che accuserà il colpo.