I bfp sono sicuramente uno tra i prodotti più tradizionali del risparmio postale. Questo perché sono forme di investimento a basso rischio in quanto garantiti dallo Stato Italiano ed emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti. Detto ciò, ecco tutto quello che c’è da sapere sul rimborso.

Bfp e libretto di risparmio: caratteristiche

I buoni fruttiferi postali di Poste Italiane garantiscono non soltanto il capitale iniziale investito ma anche gli interessi maturati alla scadenza. Per quanto riguarda il rimborso, capita alle volte che Poste Italiane si rifiuti di concedere al sottoscrittore di vecchi buoni fruttiferi i tassi di rendimento nella misura dovuta.

Il problema è che nel corso del tempo sono state attuate delle modifiche ai rendimenti. Si ricorda che la maggioranza dei contenziosi è proprio relativa a questa tipologia di problemi  e riguarda sopratutto i bfp di durata di trent’anni emessi negli anni ottanta e che quindi stanno scadendo proprio in questo periodo.

I buoni serie “P/O”, ad esempio, sottoscritti prima del 1986 prevedevano un tasso già stabilito alla data della loro sottoscrizione. Purtroppo esso si è poi ridotto “unilateralmente” a causa del decreto Ministeriale del Tesoro del 13 giugno 1986 che veniva chiamato “modificazione dei saggi di interesse sui libretto e su bfp”. La riduzione dei rendimenti, però, è stata notevole in quanto i buoni sono risultati dimezzati rispetto alle condizioni che erano state pattuite originariamente. La giurisprudenza ha chiarito che tale modifica unilaterale, però, è pienamente legittima per cui Poste può rifiutarsi di rimborsare i buoni della serie “P/O” nella misura riportata sul titolo.

Rimborso buoni postali

Il discorso è diverso per i bfp della serie “Q” emessi nel periodo seguente all’entrata in vigore del Decreto Ministeriale del Tesorodel 13 giugno 1986 e sulla cui parte di dietro veniva apposto il timbro “Q”. Quest’ultimo era accompagnato dall’indicazione sui tassi di interesse che dovevano essere applicati per i primi venti anni di vita tacendo però sull’entità degli ultimi dieci anni.

In questo caso tale assenza di indicazione per le Poste indica l’applicazione automatica dei tassi indicata con il Decreto del 1986 anche per quanto concerne gli ultimi dieci anni di vita del buono.

I risparmiatori, però, in merito a tale controversia hanno sostenuto che la mancanza di indicazione dei tassi relativi agli ultimi dieci anni comporterebbe l’adozione dei tassi di rendimento che erano presenti sul titolo e che appartenevano quindi alla vecchia serie “P”. E’ stata quindi chiamata in causa la giurisprudenza maggioritaria che ha aderito alla tesi dei risparmiatori. Quindi questi ultimi in possesso dei buoni della serie Q, dopo l’entrata in vigore del Decreto del 1986, hanno diritto ad ottenere un rimborso dei buoni con rendimenti più elevati come quelli della Serie P per quanto concerne gli ultimi dieci anni di vita di essi.

Come ottenere il rimborso  dei buoni fruttiferi

I risparmiatori per ricevere il rimborso dovuto potranno presentare ricorso presso l’Arbitro Bancario. Dovranno però aver inviato prima una lettera a Poste Italiane di reclamo in quanto quest’ultima avrà trenta giorni di tempo per rispondere. Gli stessi, in alternativa, potranno effettuare un ricorso per decreto ingiuntivo e ciò presso l’autorità giudiziaria competente o infine se la mediazione obbligatoria non andrà a buon fine potranno agire mediante procedimento sommario di cognizione.

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