Il buono fruttifero postale è uno strumento di investimento che è sempre piaciuto agli italiani, fin dal 1925, anno in cui venne affiancato ai già affermati libretti di risparmio. Come questi ultimi, il bfp consentì allo Stato Italiano di acquisire risorse per realizzare opere pubbliche.

La prima emissione dei buoni fruttiferi postali ci fu esattamente nel marzo del 1925 in tagli da 100, da 500, da 1000 e da 5000 lire e fin da subito riscossero un gran successo anche perché gli interessi erano discreti. Nel corso tempo, però, i tassi sono peggiorati fino a toccare il minimo di luglio 2022.

Poi in tale mese, per contrastare l’inflazione, Cassa Depositi e Prestiti ha aggiornato i tassi rendendoli più appetitosi. L’ultima modifica al rialzo c’è stata a fine ottobre scorso per cui ci si aspettano novità a breve.

Intanto, tra gli ultimi buoni fruttiferi lanciati sul mercato c’è quello Rinnova, ecco come funziona e a chi è rivolto.

Il Rinnova, come funziona e a chi è rivolto

È rivolto ai clienti che hanno rimborsato un buono fruttifero postale scaduto (dal 20 settembre scorso ed entro il periodo di collocamento) il bfp Rinnova. Ha una durata di sei anni e garantisce un tasso di interesse annuo lordo del 2% dopo 3 anni e del 3,25% dopo 6 anni.

Lo si può sottoscrivere presso uno dei dodicimila uffici postali dislocati sul territorio nazionale oppure in modalità online sul sito ufficiale di Poste o mediante l’app BancoPosta. In questi due ultimi casi, però, è necessario avere un libretto Smart abilitato ai servizi dispositivi online. In alternativa si deve avere un conto BancoPosta anch’esso abilitato ai servizi online.

Questo titolo, così come gli altri, non ha alcun costo di sottoscrizione o di rimborso, eccetto gli oneri di natura fiscale che sono obbligatori per legge. Si può poi chiedere sia in formato cartaceo che dematerializzato ed è soggetto ad un’aliquota del 12,50% sugli interessi maturati.

Perché conviene sottoscriverlo dematerializzato?

C’è una grande differenza tra il buono fruttifero postale cartaceo e quello dematerializzato. Essa riguarda la prescrizione che avviene dopo dieci anni dalla scadenza del titolo cartaceo. Se non si chiede il rimborso del titolo entro tale data, si perde il diritto a riscuotere sia il capitale investito che gli interessi maturati, cosa che non accade con il titolo dematerializzato.

L’accredito del montante maturato, infatti, alla scadenza viene erogato in automatico sul conto di regolamento. Quest’ultimo è quindi obbligatorio nel caso si voglia sottoscrivere un buono dematerializzato, esso può essere un libretto di risparmio postale o un conto corrente BancoPosta. I titoli che si scelgono, però, devono avere la stessa intestazione del conto di regolamento che quindi non può essere estinto in presenza di un buono fruttifero postale in essere.

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