Non si potranno più installare caldaie a gas a partire dal 2025: questa la richiesta formulata all’Unione Europea da parte di un gruppo di associazioni riunite sotto il nome Coolproduct. L’obiettivo che l’Europa si è posto, azzerare completamente le emissioni di CO2 entro il 2050, sarebbe in linea con l’idea di assegnare al vecchio continente il ruolo guida nel conseguimento dell’impatto zero dal punto di vista climatico. La transizione ecologica dovrebbe essere giusta ed equilibrata, e l’idea sarebbe quella di investire in soluzioni tecnologiche alternative, con un sostegno concreto ai cittadini e in vista dell’armonizzazione delle attività produttive.

Coolproducts, però, fa notare come la Commissione Europea stia per varare una normativa che non prevede lo stop per le caldaie a gas prima del 2029, con la possibilità di andare anche oltre questa data. Questa contraddizione è al centro della proposta. Ma su quali dati si fonda? Quali sono le ragioni di questa richiesta?

Perché bisognerebbe andare verso lo stop delle caldaie a gas già a partire dal 2025?

La data del 2025, per lo stop alla commercializzazione delle caldaie a gas, non è stata scelta a caso da parte di Coolproducts. Si tratta infatti di uno studio molto approfondito sull’impatto ambientale che queste tecnologie, considerate oramai obsolete, hanno e potrebbero continuare ad avere. I dati sono estremamente semplici: l’80% di tutti gli impianti per il riscaldamento, presenti in Europa, sono alimentati da fonti di energia fossile altamente inquinante. Il 50% risulta essere, poi, particolarmente inefficiente, perché collocato nella classe energetica C o addirittura inferiore. A sostenere l’idea di uno stop dal 2025 è anche l’Agenzia Internazionale per l’Energia, a partire dal fatto che, se si continua a rinviare, potrebbero saltare tutti gli sforzi che gli Stati membri stanno portando avanti per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050.

Ma qual è la situazione italiana? La rete di associazioni Coolproducts ha sviluppato un’analisi anche della specifica situazione italiana.

Il riscaldamento mediante caldaie a gas, per quanto concerne edifici residenziali, pubblici e commerciali pesa per circa il 18% sulle emissioni totali di anidride carbonica. I dati del 2018 mostrano chiaramente come questo specifico settore sia responsabile del 64% della quantità di polveri sottili PM 2,5, del 53% per quanto riguarda le polveri sottili PM 10, e del 60% di monossido di carbonio.

Quali sono le richieste di Coolproducts?

La richiesta che proviene dalla rete di associazioni Coolproducts prevede l’eliminazione graduale di tutte le caldaie a gas entro il 2025, utilizzando la normativa sull’ecodesign. La Commissione Europea sarebbe dovuta intervenire in materia già nel 2021 ma, rinvio dopo rinvio, è piombata addosso al vecchio continente anche la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina. Secondo gli ecologisti, dunque, lo stop alle caldaie a gas non dovrebbe essere più rinviato, rappresenta una delle scelte da prendere nel più breve tempo possibile. Ma qualora si dovesse davvero andare in tempi così brevi all’eliminazione di questa tecnologia di riscaldamento, quali potrebbero essere le soluzioni da adottare? Si va dalle caldaie a biomassa alle tecnologie a pompa di calore, dal solare termico all’idrogeno.

La morale della favola è che le soluzioni esistono già, ma la loro adozione è particolarmente complessa. L’Unione Europea e i governi nazionali dovrebbero adottare politiche economiche di sostegno alla transizione ecologica: i costi di quest’ultima – pur sottolineandone la necessità – non possono ricadere esclusivamente sulle famiglie e le aziende.

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