Il concetto di sostenibilità passa anche per il fotovoltaico, anzi possiamo dire che è una delle proposte che hanno accompagnato sin da subito il nuovo mondo ecosostenibile. Le nuove normative con gli incentivi del Governo e i vari superbonus hanno focalizzato ulteriormente l’attenzione su tali possibilità, e la tecnologia sviluppata a sostegno dell’indipendenza energetica è tornata in auge. Risparmiare però è un concetto che va esplorato a 360 gradi, ed ecco che spunta una nuova possibilità per i consumatori, ossia quella del RID, sigla che indica l’azione del ritiro delicato.

Di cosa si tratta? Scopriamolo insieme.

Risparmiare con il ritiro delicato GSE

La soluzione ci è offerta dal GSE, ecco ancora una sigla, ma niente paura, il termine sta per Gestore dei Servizi Energetici. Insomma, l’azienda che ci fornisce il RID. In pratica, qualora il proprietario dell’impianto fotovoltaico non abbia consumato tutta l’energia prodotta, può offrirla al GSE che naturalmente compenserà tale proprietario con un pagamento adeguato. Per l’occasione ARERA ha pubblicato proprio la tabella dei compensi relativi appunto al RID. In sostanza, l’azienda paga per ogni kWh di energia immessa in rete, ciò significa che fa da tramite tra produttore e mercato dell’energia, con prezzi minimi garantiti che possono essere un vantaggio per tutti.

Si tratta quindi di una grande occasione per i proprietari di impianti fotovoltaici, visto che possono ottenere un doppio guadagno dal loro impianto; in primis c’è il risparmio ottenuto dal sistema energetico in sé, decisamente più economico nella fruizione di energia. In secondo luogo c’è poi la possibilità di guadagnare particolari somme con la soluzione del ritiro delicato , ossia vendendo l’energia in eccesso immettendola nella rete nazionale tramite il Gestore dei Servizi Energetici. Ed eccoci quindi giunti alla tabella pubblicata da ARERA, la quale ci spiega in pratica quanto di può guadagnare tramite questa procedura.

Fotovoltaico, la tabella del RID

Risparmiare con il fotovoltaico è la prima missione dei proprietari di tali impianti, ed esistono tanti trucchi per ottimare il tutto. C’è poi il concetto di sostenibilità che sta particolarmente a cuore ai più sensibili verso tali tematiche. Ora però si aggiunge anche quello del guadagno, andando praticamente a vendere l’energia in esubero. ARERA ha stabilito dei prezzi minimi garantiti, ciò significa che meno di tali cifre non si potrà avere, in pratica la delibera obbliga il GES a non pagare somme più basse di quelle stabilite. Ecco uno stralcio del comunicato rilasciato da ARERA:

“Sulla base dei dati pubblicati dall’Istat, la variazione percentuale media annua dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati dell’anno 2023 rispetto all’anno 2022 è risultata pari a +5,4%. Pertanto, i valori dei prezzi minimi garantiti per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza nominale elettrica fino a 1 MW, vigenti per l’anno 2024 secondo i criteri previsti dalla deliberazione n. 280/07, sono evidenziati nella seguente tabella:

  • Fonti rinnovabili alternative fino a 1.500.000 kWh a 46,4 €/MWh;
  • Geotermica fino a 1.500.000 kWh a 60,8 €/MWh
  • Solare fotovoltaica fino a 1.500.000 kWh a 46,4 €/MWh
  • Eolica fino a 1.500.000 kWh a 58,2 €/MWh
  • Biogas e biomasse, esclusi i biocombustibili liquidi a eccezione degli oli vegetali puri tracciabili ex regolamento europeo CE n. 73/09: fino a 2.000.000 kWh a 109,7 €/MWh

Quelli che abbiamo visto sono i prezzi di questo 2024, ogni anno infatti la tabella varia in base ai dati raccolti dall’Istat in base al consumo delle famiglie.

Riassumendo…

  • il ritiro delicato permette di guadagnare con il fotovoltaico;
  • i proprietari di impianti possono vendere l’energia non utilizzata alla rete nazionale;
  • ARERA ha stabilito i nuovi prezzi per il 2024.