Gli incentivi auto 2022 sono in arrivo, entro la fine di questo mese dovrebbero infatti essere emanati i decreti attuativi per distribuire le risorse. Queste ultime dovrebbero essere di circa 600 milioni di euro da dividere a seconda della fasce di emissione di anidride carbonica. Ovviamente i risparmi maggiori saranno per gli acquisti di auto elettriche e ibride plug-in. I fondi restanti dovrebbero essere destinati alle vetture fino a 135 grammi di co2 e quindi anche ad auto a benzina e diesel.

Incentivi auto 2022: conviene aspettare o acquistare già?

Conviene aspettare gli incentivi che a breve dovrebbero partire o acquistare le auto? Come spiega Ilcorriere il primo aspetto da valutare è il tempo di consegna delle auto che si è allungato.

La colpa è la crisi dei chip e delle forniture che potrebbe durare per l’intero 2022. Ciò ha purtroppo svuotato i piazzali delle vetture in pronta consegna e con l’arrivo dei nuovi incentivi i tempi di attesa potrebbero anche aumentare perché la produttività resta invariata.
I prossimi incentivi, come detto, riguarderanno in parte anche le auto a diesel e benzina Euro 6 con emissioni Co1 più basse di 135 grammi. Si parla per l’acquisto di tali vetture di uno stanziamento di 150 milioni circa. Per esse si riceverebbe uno sconto di 1250 euro ma solo in caso di rottamazione di un veicolo di classe precedente all’euro 5 e si parla di tetto massimo di spesa per nuova auto di 35 mila euro Iva esclusa.
C’è però un grave problema. Parliamo della crisi delle materie prime nonché della possibile contrazione delle forniture di energia a causa delle guerra in corso. Entrambe potrebbero infatti influire in modo negativo sullo sviluppo delle auto elettriche. Il 2035, quindi, potrebbe non essere l’anno della dismissione dei motori endotermici in tutto il territorio europeo.
Per Michele Crisci, presidente di Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri) la scelta del governo di ridurre il numero di auto acquistabili con gli incentivi è una cattiva notizia.
Questo non soltanto per la concorrenza ma anche per i consumatori che avrebbero meno possibilità di scelta. Anche l’erario, poi, avrebbe minori incassi Iva a parità di incentivi. La Unrae non è d’accordo soprattutto sull’abbassamento del tetto massimo da 50 mila a 35 mila euro più Iva per cui spera che il governo ritorni sulla questione.
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