In un precedente articolo vi avevamo fornito un’indicazione di massima sul significato e il funzionamento dei contratti di opzione (leggi qui: https://www.investireoggi.it/risparmio/contratti-di-opzione-cosa-sono-e-a-cosa-servono/). Oggi approfondiremo le opzioni put, che come avevamo anticipato, sono contratti, che consentono al titolare di avvalersi della facoltà di esercitare la vendita di un titolo sottostante a un dato prezzo e a una certa data, dietro il pagamento di un premio. L’opzione sarà esercitata, quando se ne intravederà la convenienza economica.

Facciamo un esempio: Tizio acquista con il pagamento di un premio di 1 euro per azione la facoltà di vendere a Caio un pacchetto di 10.000 azioni al prezzo di 5,00 euro ciascuna tra 3 mesi. Ipotizziamo che tali azioni valgano alla data di stipula del contratto 5,50 euro. In buona sostanza, Tizio sta concordando con Caio la possibilità di rivendergli il pacchetto, che oggi vale 55.000 euro, per 50.000 euro dopo 3 mesi. Evidentemente, si aspetta che alla scadenza pattuita, il valore delle suddette azioni possa essere persino inferiore, tanto da essere disposto a spendere 1 euro per ciascuna delle azioni, di cui potrà esercitare il diritto di vendita.

Esercizio opzione

Immaginiamo, che alla scadenza prefissata, il valore delle azioni in possesso di Tizio sia sceso a 3,50 euro sul mercato. A quel punto, avendo concordato un prezzo di 5,00 euro, deciderà di esercitare l’opzione put, incassando complessivamente 50.000 euro (5,00 euro x 10.000 azioni). Il suo guadagno è stato, quindi, pari a (5,00 – 3,50 – 1,00) x 10.000 = 5.000 euro. Infatti, la parte contrattuale esercitante l’opzione put ha potuto rivendere le azioni a un valore complessivamente superiore a quello di mercato per 15.000 euro, ma per esercitare tale diritto ha dovuto spendere 10.000 euro per il versamento del premio. Al netto, quindi, ha ottenuto un beneficio di 5.000 euro, che per la controparte rappresenta una perdita secca.    

Quando conviene l’opzione put

Riassumendo: la contrazione di un’opzione put si ha quando ci si attende che il prezzo dei titoli sottostante sia destinato a scendere alla scadenza pattuita.

Nel caso di previsioni al rialzo, infatti, nessuno sarebbe disposto a pagare un premio per avere il diritto di rivedere i titoli in suo possesso. L’esercizio diventerà conveniente, quando lo “strike price” o prezzo concordato risulta essere maggiore a quello vigente sul mercato. Se, poi, tale differenza è superiore a quella del premio versato, si otterrà un beneficio netto, altrimenti si incorrerà in una perdita. In gergo, un’opzione put si considera “out of the money”, quando lo strike price alla scadenza è inferiore a quello vigente sul mercato; “at the money”, quando i due prezzi sono approssimativamente uguali; “in the money”, quando lo strike price è superiore a quello di mercato.