Inflazione, caro energia e caro carburante: se il pellet tradizionale ha raggiunto prezzi da capogiro, un’alternativa possibile può essere il pellet di mais. La situazione in Italia diventa ogni giorno più complessa e, con l’avvicinarsi dell’inverno, mantenere la casa calda ma risparmiare sui consumi energetici diviene una scelta obbligata.

Il biocombustibile più utilizzato, il pellet tradizionale, ha subito un enorme aumento dei prezzi al dettaglio, passando da 5 euro per un sacco da 15 chilogrammi a circa 15 euro. Praticamente il triplo rispetto ai prezzi del medesimo periodo nel 2021.

Qual è la situazione attuale del pellet tradizionale? Quali i possibili trend? E in cosa consiste e quanto può far risparmiare il pellet di mais?

Perché il prezzo del pellet tradizionale è alle stelle? Scenderà o salirà?

Questo folle aumento del prezzo del pellet tradizionale è dovuto soprattutto al crollo delle importazioni, dal momento che i paesi produttori, in vista della crisi energetica, preferiscono tenerselo piuttosto che rivenderlo all’estero. Contemporaneamente, aumenta la domanda da parte delle famiglie e così, in regime di scarsità, i prezzi schizzano alle stelle.

Questo biocombustibile è praticamente introvabile e al momento il suo costo si aggira intorno ai 1.000 euro al quintale. A far crescere il prezzo c’è anche (ovviamente) la guerra in Ucraina: per produrre il pellet è necessaria un’enorme quantità di energia, tanto che circa il 40% del costo di produzione è dato proprio dalla spesa energetica. La crisi in questo settore ha dato il colpo di grazia.
Ecco, allora, una possibile alternativa: si tratta del pellet di mais. In questo articolo analizziamo i pro e i contro di questo biocombustibile.

Il pellet di mais ha un maggiore potere riscaldante e costa di meno

Riscaldare casa e risparmiare sui consumi energetici: con l’inverno oramai alle porte e la guerra in Ucraina che si annuncia ancora lunga, gli italiani sono sempre più alla ricerca di un modo per scaldare casa tenendo d’occhio il portafoglio.

Il pellet di mais può essere una soluzione, considerata in generale come la più economica ed ecologica. Si tratta, semplificando al massimo, di un sottoprodotto della produzione agricola, in gergo è chiamato anche agripellet, e il procedimento produttivo è molto simile a quello del pellet tradizionale. Il mais va fatto essiccare in luoghi privi di umidità e, grazie ai suoi chicchi molto simili tra loro, riesce a garantire un prodotto omogeno, una biomassa particolarmente uniforme e compatta.

Per bruciare il pellet di mais occorre avere una stufa policombustibile, vale a dire quelle che possono utilizzare sia biocombustibili legnosi che di grano. Va sottolineato che esistono anche stufe specificamente pensate per il pellet di mais, ma i prezzi sono particolarmente elevati. Il risparmio è comunque assicurato e il costo ammortizzato in pochi anni, in quanto la resa è di circa l’80% maggiore.

L’alternativa rappresentata dal pellet di mais: ecco i vantaggi e gli svantaggi

Mettendo a confronto il pellet tradizionale e il pellet di mais, si scopre che quest’ultimo ha alcuni fattori positivi che lo rendono preferibile. Iniziamo dalla capacità di riscaldare, il pellet di mais produce 6.000 kwh/kg e ha un’umidità del 15%: queste caratteristiche fanno sì che abbia un potere calorifico superiore del 30% circa rispetto al pellet tradizionale. Se il risparmio è dato dalla maggiore efficienza, un ulteriore elemento di cui tenere conto è il prezzo, che è solitamente nettamente inferiore rispetto a quello tradizionale. E questi sono i ‘pro’.

I ‘contro’ riguardano soprattutto due aspetti. Il primo è sempre connesso al prezzo: la ragione è che si tratta di un biocombustibile soggetto a improvvise oscillazioni nei prezzi, dovute alla stagionalità e a possibili fattori esterni e imponderabili, come le malattie delle piante e l’abbassamento della produzione. Un ulteriore svantaggio è dato dalle ceneri prodotte, che sono decisamente maggiori rispetto a quelle del pellet tradizionale.

La manutenzione dunque deve essere sicuramente maggiore. Resta infine anche il problema legato ai costi della stufa, qualora non se ne possegga una policombustibile.

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