Si può parlare di caos nell’Unione Europea riguardo il tanto sbandierato stop alle caldaie a gas dal 2029. La questione fondamentale che salta immediatamente agli occhi è che si stanno sviluppando due provvedimenti differenti sulla questione dell’installazione di impianti di climatizzazione degli edifici, due provvedimenti che potrebbero entrare in contraddizione tra loro. Intanto, la Germania ha varato alcune norme che potrebbero far saltare l’accordo previsto per il 2029. Cosa sta succedendo? Perché un paese europeo sta decidendo da solo? Potrebbe rappresentare un cambiamento che sarà abbracciato dall’Unione Europea? La situazione è estremamente complessa, ma cercheremo di rendere quanto più possibile chiari gli scenari futuri.

Le scelte di Berlino

La Germania non è un paese qualsiasi negli equilibri dell’Unione Europea e spesso fa da battistrada con decisioni che poi vengono accolte in tutto il continente. Pochi giorni fa, il Parlamento ha approvato il cosiddetto ‘Building Energy Act’, una legge che indica i passaggi e i momenti per l’aumento progressivo dell’utilizzazione di fonti rinnovabili per il riscaldamento degli edifici. Un testo iniziale prevedeva un drastico taglio alle caldaie a gas, le quali sarebbero uscite dal mercato già l’anno prossimo a favore di nuovi impianti che utilizzano almeno il 65% di energia da fonti rinnovabili. La lotta politica è stata però molto accesa e si è giunti a un compromesso: la ragione è che i 10 miliardi di euro di investimenti previsti rappresentano una cifra troppo elevata in un contesto internazionale complesso come quello che si sta vivendo.
La legge emendata prevede allora tutt’altro, con importanti deroghe rispetto alla versione precedente. Salta lo stop alle caldaie a gas per l’anno prossimo, è l’installazione sarà permessa fino al 2026 e al 2028 per i centri urbani al di sotto e al di sopra di 100mila abitanti, finché questi non avranno varato appositi piani di climatizzazione alternativa.

Gli impianti a fonti fossili, poi, avranno un periodo di transizione di 10 anni qualora nell’area di riferimento sia in programma un sistema di teleriscaldamento con un’alimentazione almeno al 65% da fonti rinnovabili.

Stop caldaie a gas dal 2029: è caos in Europa, la Germania sceglie un’altra strada?

La Germania è intervenuta autonomamente su una materia – lo stop caldaie a gas dal 2029 (di cui già si discutevano possibili eccezioni -– che inquieta non poco l’Unione Europea. Sono due i provvedimenti allo studio, e il nodo cruciale è che potrebbero entrare in contraddizione.

Il primo è la ‘Direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici’, che prevede l’eliminazione graduale dell’utilizzazione di impianti di riscaldamento che sfruttano combustibili fossili entro il 2035.

Il secondo è la versione aggiornata del ‘Regolamento Ecodesign’, per il quale lo stop alla vendita delle caldaie a gas sarebbe previsto per il 2029. I sistemi di riscaldamento alternativi dovranno avere un rendimento pari al 115%, mettendo di fatto fuori gioco sistemi alimentati con gas rinnovabili, quali idrogeno e biometano, lasciando il mercato praticamente soltanto alle pompe di calore.

La situazione dunque è estremamente complessa. Da un lato, ci sono due provvedimenti della UE che prevedono lo stop uno nel 2035 e un altro nel 2029. Dall’altro, c’è la Germania che procede in maniera autonoma, mettendo in crisi di fatto la politica energetica europea. La verità è che la crisi economica e finanziaria, connessa alla guerra in Ucraina, e in generale le turbolenze del mercato energetico, non permettono di perseguire una politica sulle fonti rinnovabili: gli investimenti dei singoli stati sarebbero troppo elevati in questo momento.Difficile dunque prevedere gli scenari futuri. Quello che è certo è che bisognerà trovare un modo per armonizzare i due testi della UE in palese contraddizione l’uno con l’altro.

In sintesi…

1. Caos in Europa, l’Unione sta elaborando due testi normativi in contraddizione tra loro.

In uno si prevede lo stop alle caldaie a gas dal 2029, nell’altro si parla del 2035
2. In Germania intanto si varano norme e leggi indipendenti dalla linea di Bruxelles. Per quale ragione? Berlino farà da battistrada per tutta l’Europa?
3. La crisi economica e finanziaria che sta attraversando il continente non permetterà molto probabilmente di rispettare le scadenze previste. Gli investimenti sarebbero troppo elevati in un momento complesso come questo.

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