Il governo ha potuto incassare oggi altri 7,5 miliardi di euro con l’emissione di nuovi titoli di stato. Offerti due Buoni ordinari del Tesoro (BoT) in asta, i cui risultati sono stati favorevoli agli investitori oltre le previsioni. Per l’esattezza, è stata collocata sul mercato la prima tranche dei nuovi BoT a 6 mesi con scadenza 31 gennaio 2024 (ISIN: IT0005577365). A fronte dei 5,5 miliardi a disposizione, gli ordini sono stati pari a 7,65 miliardi. Il prezzo di aggiudicazione è stato fissato a 98,087 centesimi, per cui il rendimento alla scadenza è risultato del 3,815%.
E’ stata anche la volta dell’ex BoT a 12 mesi, la cui vita residua è attualmente di circa 8 mesi. Il titolo sarà rimborsato il 12 aprile del 2024 (ISIN: IT0005542516) e la sua riapertura è avvenuta per 2 miliardi contro richieste per 3,8 miliardi. Il prezzo di aggiudicazione è stato di 97,351 centesimi, corrispondente a un rendimento lordo del 3,826%.
Risultati BoT favorevoli al mercato
In base all’andamento dei BoT sul mercato secondario nelle sedute precedenti, ci attendevamo che l’asta odierna avrebbe esitato rendimenti intorno al 3,70%. I risultati sono stati superiori al 3,80% in entrambi i casi. Ciò è stata senz’altro una buona notizia per gli investitori, i quali non è detto che riusciranno anche nei prossimi mesi a spuntare condizioni altrettanto interessanti per i titoli di stato a breve termine. L’indebolimento della congiuntura economica nell’Eurozona rafforza l’ipotesi di uno stop all’aumento dei tassi di interesse per settembre da parte della Banca Centrale Europea (BCE). Se così fosse, quello di domani sarebbe probabilmente l’ultima stretta sui tassi di Francoforte.
Da notare che il BoT a 6 mesi offre sostanzialmente un rendimento soltanto dello 0,25-0,30% in meno del BTp a 10 anni. Un fenomeno che si definisce in gergo “curva piatta“ e che risente proprio della stretta monetaria in corso, nonché di possibili aspettative negative sull’economia nell’Eurozona. Questi livelli di rendimento tengono testa alle nuove offerte delle banche italiane sui conti deposito, in media meno generosi e a fronte di una tassazione più che doppia.