Il Ministero di economia e finanze continua imperterrito nel suo programma di emissioni. Ieri, è stata la volta dell’asta a medio-lunga scadenza. In offerta vi erano fino a 2,5 miliardi di euro di BTp short term e altri 1,75 miliardi di BTp€i. I risultati del collocamento di BTp possono considerarsi positivi per gli obbligazionisti, come vedremo di seguito. La buona notizia per il Tesoro è stata che la domanda in entrambi i casi è parsa tonica, rispettivamente di 4 e 2,6 miliardi. Significa che il mercato sovrano italiano resta allettante per gli investitori istituzionali.
Iniziamo con il BTp short term. Scadenza 28 marzo 2025 e cedola del 3,40% (ISIN: IT0005534281). L’asta riguardava la nona tranche. Il prezzo di aggiudicazione è stato di 99,54 centesimi, per cui gli investitori hanno potuto acquistare il bond a sconto. Il rendimento lordo ottenuto è stato, quindi, del 3,71%. In tutto, in circolazione vi sono 15,42 miliardi di euro di questo titolo. Il sottostante mercato secondario risulta di conseguenza liquido.
Risultati BTp indicizzati buon segnale per obbligazionisti
E poi è stata offerta la terza tranche del BTp€i 15 maggio 2029 con cedola reale 1,50% (ISIN: IT0005543803). Prezzo di aggiudicazione molto simile all’altro bond, a 99,55 centesimi e per un rendimento reale alla scadenza dell’1,59%. Di questo bond in circolazione vi sono 4,83 miliardi di euro. Sappiamo che è un bond indicizzato all’inflazione dell’Area Euro, esclusa la componente tabacchi. La sua prima emissione risale all’aprile scorso e il coefficiente di indicizzazione maturato dall’investitore risulta essere dell’1,623%. Questo significa anche che gli acquirenti hanno dovuto sborsare effettivamente un po’ di più del prezzo a cui si sono aggiudicati il titolo, dovendo corrispondere la rivalutazione sin qui maturata da esso.
Il BTp€i 2029 offre così un rendimento lordo alla scadenza del 2% più basso del BTp con cedola fissa e simile durata. Ciò ci porta a dedurre che il mercato stia scontando un tasso medio annuo d’inflazione nell’Area Euro stabilmente attorno al target BCE. Se così fosse, le emissioni a medio-lungo termine si mostrano proficue anche in termini reali. Tolte le tasse e l’inflazione, infatti, già un rendimento quinquennale nell’ordine del 3,60% sarebbe teoricamente capace di proteggere il potere di acquisto. Chiaramente, sempre che il mercato stia vedendo giusto e che l’inflazione italiana risulti in futuro in linea con il dato europeo.