I capitali raccolti sono stati 4 miliardi di euro con le tre emissioni di oggi di altrettanti titoli di stato. L’importo risulta essere il massimo della forchetta fissata dal Tesoro. I risultati dell’asta odierna ci confermano la forte ascesa dei rendimenti sovrani di questa fase. Nel dettaglio, sono stati collocati presso gli obbligazionisti 2,5 miliardi di BTp short term in scadenza il 30 maggio 2024 e con cedola 1,75% (ISIN: IT0005499311). Gli ordini sono stati pari a 3,99 miliardi, pari a un rapporto di copertura di 1,6.
BTp short term e BTp€i
Ed è stata la volta anche di una nuova tranche del BTp€i maggio 2026, vale a dire il bond indicizzato all’inflazione Eurostat con cedola reale 0,55% (ISIN: IT0005415416). L’importo emesso è stato di 750 milioni di euro, anche in questo caso al massimo della forchetta annunciata. Gli ordini sono arrivati a 1,16 miliardi, 1,55 volte l’offerta. Il prezzo di aggiudicazione è risultato di 98,48 centesimi, corrispondenti a un rendimento lordo alla scadenza di 1,09%.
I risultati dell’asta sono stati anche un po’ per valutare le aspettative d’inflazione del mercato. Il BTp€i 2026 ci consente, infatti, di capire quale sia la crescita media attesa dei prezzi nell’Eurozona per i prossimi tre anni e mezzo. Basta effettuare un confronto tra il rendimento esitato dal bond indicizzato e quello offerto dal BTp con cedola fissa di simile durata. Ebbene, emerge che l’inflazione attesa sia nell’ordine del 2,25%, molto vicina al target BCE del 2%. In altre parole, il mercato sconterebbe una rapida discesa dell’inflazione nell’area già dai prossimi mesi.
Quanto al BTp€i a 10 anni, scadenza 15 maggio 2033 e cedola reale 0,10% (ISIN: IT0005482994), piazzati tutti i 750 milioni di euro previsti alla vigilia al rendimento di 2,22%, -0,23% dal precedente collocamento.
Risultati asta, attesta inflazione più in Italia
Abbiamo voluto completare l’analisi guardando al rendimento reale offerto dal BTp Italia maggio 2026. Esso ci consente di carpire il tasso medio d’inflazione atteso sul mercato nazionale. Sarebbe pari al 2,50%, più alto della media europea. E questo rappresenta una novità dopo anni in cui l’inflazione italiana era stimata più bassa che nel resto dell’area. Ancora oggi, ad essere sinceri, è così. A settembre la crescita tendenziale dei prezzi nel nostro Paese è stata dell’8,9%, mentre nell’intera Eurozona del 9,9%. In Germania, è arrivata al 10,9%.
Potremmo affermare che la crisi del gas starebbe “surriscaldando” le aspettative d’inflazione in Italia più che nel resto dell’area. Non è detto che accada davvero. Tuttavia, questo spinge i rendimenti italiani probabilmente a livelli superiori a quelli a cui sarebbero arrivati con attese più moderate. E spinge il mercato a pretendere dai BTp€i prezzi più bassi di quelli che si formano per i BTp Italia.