Rivalutazione pensioni in vista per i pensionati italiani. Col 2022 scatteranno gli aumenti degli assegni in base al costo della vita, che nella seconda metà del 2021 è cresciuto per effetto del rimbalzo della crescita dell’economia.
L’Inps e gli altri istituti pensionistici dovranno effettuare la rivalutazione delle pensioni in base ai dati sulla variazione dei pezzi al consumo che l’Istat renderà noti. In tutto saranno circa 22,83 milioni gli assegni da aggiornare (perequazione) per una previsione di spesa pari a circa 4 miliardi di euro.
La rivalutazione delle pensioni 2022
Un salto in avanti, insomma, che compenserà due anni di congelamento degli aumenti delle pensioni per effetto dell’inflazione nulla e negativa. Ma per un Paese con quasi più pensionati che lavoratori (nella pubblica amministrazione è già così), si tratta di una bella cifra da mettere in conto con la legge di bilancio 2022 in vista anche della riforma pensioni da fare.
Stando alle previsioni di crescita elaborate dal governo per il 2021, il costo della vita dovrebbe salire del 1,5%, ma potrebbe anche essere più alto a causa dell’impatto della crescita della bolletta energetica di questi ultimi mesi del 2021.
Il meccanismo di rivalutazione non sarà uguale per tutte le pensioni, tuttavia per chi percepisce una pensione media di 1.500 euro al mese si tratterà – secondo le stime di Repubblica – di circa 126 euro in più all’anno. Cifra che potrebbe raggiungere i 500 euro per i trattamenti più alti.
Le fasce della perequazione
Fortunatamente la legge impedisce che le pensioni più alte siano pienamente rivalutate. Lo Stato interviene quindi appieno sugli assegni più bassi, mentre taglia la perequazione di quelli più alti.
Attualmente sono rivalutati appieno solo quei trattamenti che non superano di quattro volte l’importo del trattamento minimo (515,18 euro al mese). Mentre per le pensioni più alte la rivalutazione avviene secondo le seguenti percentuali:
- 77% fra quattro e cinque volte il minimo;
- 52% fra cinque e sei volte il minimo;
- 47% fra sei e sette volte il minimo;
- 45% fino a 4.566 euro (nove volte il minimo);
- 40% per trattamenti d’importo superiore.
Per contenere la spesa, però, non è escluso che la legge di bilancio intervenga nuovamente su queste percentuale abbassandole per il 2022.