Rivalutazione pensioni 2025: quali benefici per importi bassi?

Nel 2025, il governo punta a confermare la rivalutazione delle pensioni a fasce, proteggendo maggiormente le pensioni più basse
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2 mesi fa
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rivalutazione pensioni
Foto © Pixabay

Non solo riforma pensioni. Per il 2025 anche il tema della rivalutazione delle pensioni continua a essere al centro dell’attenzione del governo italiano. Le discussioni attuali indicano una chiara intenzione. Ossia, proseguire con il meccanismo già in vigore nel biennio 2023-2024. Un meccanismo che prevede un sistema di rivalutazione a fasce piuttosto che a scaglioni.

Questo modello, che si è dimostrato efficace per garantire un adeguamento più equo delle pensioni, potrebbe subire ulteriori modifiche, soprattutto per quanto riguarda le pensioni di importo più elevato.

Il meccanismo della rivalutazione per fasce: conferme e novità

Il sistema di rivalutazione per fasce, introdotto recentemente, è stato concepito con l’obiettivo di proteggere maggiormente le pensioni di importo medio-basso dagli effetti dell’inflazione, che incide pesantemente sul potere d’acquisto dei pensionati. Nel 2025, secondo le prime indiscrezioni, il governo sembra intenzionato a mantenere questa impostazione, evitando di tornare al sistema a scaglioni.

Detto approccio permette un adeguamento più mirato, che tiene conto delle diverse esigenze dei pensionati a seconda del livello delle loro pensioni.

Focus sulle pensioni più basse: rivalutazione rafforzata

Una delle principali novità introdotte con il meccanismo a fasce è la cosiddetta super-rivalutazione per le pensioni di importo inferiore, un’opzione che, stando alle intenzioni del governo, verrà riproposta anche nel 2025.

L’idea alla base di questa misura è semplice: sostenere in maniera più incisiva coloro che percepiscono pensioni più basse, che sono maggiormente esposti agli aumenti del costo della vita. Questo processo di rivalutazione potenziata ha l’obiettivo di tutelare il potere d’acquisto delle fasce più deboli, compensando in modo più significativo l’impatto dell’inflazione.

Indicizzazione: un occhio alle pensioni elevate

In attesa di capire anche come saliranno le pensioni minime nel 2025 e se da un lato si conferma l’attenzione per le pensioni di importo più basso, dall’altro il governo sembra orientato a introdurre nuove restrizioni per le pensioni più alte.

L’indicizzazione piena, infatti, continuerà a essere applicata solamente per i trattamenti pensionistici fino a quattro volte il minimo, mentre per le pensioni superiori a questa soglia è probabile che si confermi una rivalutazione parziale.

Questo potrebbe significare una riduzione della percentuale di adeguamento per le pensioni più elevate, che andrebbero incontro a un aumento meno consistente rispetto alle pensioni più basse.

Il futuro della rivalutazione pensioni: risorse e prospettive

Un altro aspetto che potrebbe influenzare la rivalutazione delle pensioni nel 2025 riguarda la disponibilità di risorse economiche. Le pensioni più basse, come già avvenuto nel 2023 e nel 2024, potrebbero beneficiare di ulteriori interventi migliorativi se i fondi disponibili lo consentiranno.

In particolare, si potrebbe prevedere un ulteriore ritocco al rialzo delle pensioni minime, permettendo un aggiustamento ancora più favorevole per le fasce di pensionati che maggiormente necessitano di supporto economico.

L’eventuale disponibilità di risorse dipenderà, naturalmente, dalle condizioni economiche generali del paese e dall’andamento delle entrate fiscali. Tuttavia, l’orientamento del governo appare chiaro: tutelare il più possibile il potere d’acquisto delle fasce di pensionati più vulnerabili, garantendo loro un sostegno continuo di fronte all’instabilità economica globale.

Perché il sistema a fasce sembra destinato a restare

La scelta di mantenere un sistema di rivalutazione a fasce, piuttosto che tornare al modello a scaglioni, risponderebbe all’esigenza di creare un sistema più flessibile e in grado di rispondere in modo efficace alle sfide economiche attuali.

Nel sistema a fasce, infatti, la rivalutazione viene applicata in modo differenziato, offrendo un sostegno più forte a chi percepisce pensioni basse. E limitando l’adeguamento per le pensioni più elevate. Questo approccio si allinea con la volontà di promuovere una maggiore equità sociale. Assicurando così che le risorse siano destinate prioritariamente a chi ne ha più bisogno.

Il ritorno a un sistema a scaglioni, invece, comporterebbe una rivalutazione più uniforme. Che potrebbe risultare meno vantaggiosa per le fasce di pensionati con redditi più bassi. Ciò perché le percentuali di adeguamento sarebbero applicate in modo meno progressivo.

L’impatto dell’inflazione sulla rivalutazione pensioni: una sfida continua

Il contesto economico nel quale si inserisce la rivalutazione delle pensioni è caratterizzato dall’inflazione elevata e persistente, che erode il potere d’acquisto dei consumatori, pensionati inclusi. Di fronte a questa situazione, la necessità di rivalutare le pensioni diventa ancora più urgente. La sfida principale consiste nel garantire che gli adeguamenti tengano il passo con l’aumento del costo della vita, senza gravare eccessivamente sul bilancio pubblico.

Le misure pensate per il 2025 sembrano mirare proprio a questo obiettivo. Salvaguardare il potere d’acquisto delle pensioni più basse, riducendo al tempo stesso l’onere per lo Stato attraverso una rivalutazione parziale delle pensioni più elevate.

Riassumendo…

  • Il governo vorrebbe confermare il sistema di rivalutazione a fasce per le pensioni nel 2025.
  • Le pensioni basse continuerebbe a beneficiare di una super-rivalutazione per tutelare il loro potere d’acquisto.
  • L’indicizzazione piena sarebbe garantita solo per le pensioni fino a quattro volte il minimo.
  • Le pensioni elevate subirebbero, invece, una rivalutazione parziale, con minori aumenti rispetto a quelle basse.
  • L’eventuale miglioramento delle pensioni basse dipenderà dalla disponibilità di risorse economiche.
  • Il sistema a fasce promuove l’equità sociale, proteggendo chi percepisce pensioni più basse.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

13 Comments

  1. Mi dispiace ma non mi sembra proprio giusto che io ho lavorato 43 anni fuori e dentro casa debba prendere quanto quelli che sen ne sono.stati in casa al calduccio x tutta la vita. Le pensioni devono corrispondere hai versamenti contributivi x gli anni lavorati. Poi se c’è un mini aiuto x i non lavoratori xché devono sopravvivere anche loro me lo faccio andar bene…… se no tutti ce ne stiamo a casa poi lo stato tanto ci mantiene!!!!! Poi vediamo quello che succederà. Io comunque voglio l’aumento caro vita annuale come aspetta agli altri sopra ricordati, xché non è assolutamente corretto. Tu mi dai x quello che ho pagato tutti mesi nella durante la mia vita lavorativa e quello che mi.spetta!!!!! non la rivalutazione che decidi tu xché quando vado a fare la spesa il caro vita e’anche per me e la mia famiglia.

    • Hai ragione anch’io ho versato 40 di contributi e prendo di pensione quasi quanto uno che ha versato per pochi anni! perché con la quattordicesima con sconti e bonus prendono quanto me! È giusto per quelle persone,! Però anche per noi adeguare la pensione con tutti gli aumenti che ci sono.

  2. È ora di finirla con l’indicizzazione delle pensioni medio- alte. Dopo la sberla del 2001 quando le pensioni sono state DIMEZZATE questa indicizzazione ha portato ha ridurre alla quasi povertà una situazione di agiatezza. Vergogna ! E si vuole continuare su questa strada. E tutti i partiti politici ne sono coinvolti. Perché il tasso di adesione al voto è in continua discesa ?

  3. Ottimo, così chi ha lavorato una vita con un posto di responsabilità e uno stipendio adeguato, ora continuerà a vedersi falcidiata la pensione che lo ridurrà in misere condizioni.
    Non è assolutamente giusto, allora mi dovevano fare versare una contribuzione adeguata per una pensione minima e lasciarmi in disponibilità il resto.

  4. Ma chi parla di “equità ” lo sa o no, che I contributi previdenziali si versano sull’intero salario lordo? Se a contribuzione (obbligatoria) maggiore non corrisponde un trattamento pensionistico maggiore, si verifica un abuso, altro che equità.

  5. Certo che scrivete Equità un sistema a fasce per importi complessivi
    cioè si premia pensioni basse che hanno avuto conteggi più vantaggiosi all’atto del pensionamento o si premia l’evasore contributivo (lavoro più in nero) o si premia l’assistenza che dovrebbe essere tutelata dalla fiscalità generale.
    Ridurre le percentuali per pensioni alte ma in modo equo calcolando le percentuali per scaglioni di reddito, questa è Equità.

  6. Questa soluzione dei vasi comunicanti nel sistema pensioni , che toglie a chi ha lavorato al massimo degli anni, anche con notevoli responsabilità, pagando contributi adeguati ai fini di una pensione decente, per dare a chi, quando il lavoro c’ era si è riposato, è una forma di appiattimento verso il basso
    ingiusta e pericolosa. Si trovino strade diverse per fare assistenza. Ma chi ci ascolta?

  7. Dobbiamo scendere in piazza. C’è gente che a lavorato sempre in nero e adesso vorrebbero la pensione come chi ha versato 43 anni di contributi e pagato sempre le dovute tasse.

  8. Lo scopo dei governanti è risparmiare livellando le pensioni verso il basso con buona pace di chi ha versato inutilmente più contributi.

  9. Sarebbe ora che le cosiddette pensioni mrdio alte si vedessero compensato il danno subito col famigerato blocco legiferato dal governo Renzi e legittimato dalla Corte Costituzionale

  10. Nucleo familiare con due pensioni pari ognuna a quattro volte il minimo; adeguamento all’inflazione anni 2023-2024 pari al 13,7% ciascuna. Nucleo familiare con una sola pensione pari poco meno a sei volte la minima, adeguamento all’inflazione anni 2023-2024 pari al 7,261%. Questa è equità? Che sapientoni questi governanti. Perché non vengono adeguate al reddito lordo del nucleo familiare?

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