Rottamazione cartelle. I codici tributo fanno la differenza anche se c’è il consenso dell’ADER

In caso di codice tributo errato trasmesso dall'ente creditore, l'Agenzia delle entrate riscossione non può far nulla, la sanatoria è esclusa
2 anni fa
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Ecco cosa cambierebbe passando dalla rottamazione quater alla rottamazione quinquies, sulle cartelle esattoriali nel 2025.
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Chi presenta domanda di rottamazione delle cartelle entro il prossimo 30 aprile ottiene un bel risparmio rispetto agli importi contestati dall’Agenzia delle entrate riscossione, ADER. Infatti, non dovrà pagare: le sanzioni collegate alla maggiore imposta (o tributo, tassa, ecc.) dovuta nell’atto. Gli interessi anche riferiti alla ritardata iscrizione a ruolo. Le somme aggiuntive ai crediti previdenziali (art.27, D.Lgs. 46/99). L’aggio della riscossione. Non dovrà neanche versare gli interessi per ritardata iscrizione a ruolo. Nonché l’aggio della riscossione che per le precedenti rottamazioni era calcolato su imposta e interessi da ritardata iscrizione.

Tutti importi individuati con precisi codici tributo.

In fase di formazione del ruolo, potrebbe accadere che l’Ente creditore, ad esempio l’Agenzia del Demanio, segnali all’Agenzia delle entrate-riscossione un debito con un codice tributo errato. Potrebbe succedere che gli interessi siano riportati erroneamente come imposta. Ciò comporterebbe l’impossibilità di sfruttare la sanatoria posto che l’imposta andrebbe comunque pagata.

Vediamo in questi casi quali potrebbero essere le soluzioni per il contribuente.

La rottamazione delle cartelle

Entro il 30 aprile chi intende rottamare le cartelle esattoriali dovrà presentare apposita istanza all’Agenzia delle entrate-riscossione. Si tratta della rottamazione delle cartelle più conveniente di sempre.

Infatti, chi aderisce alla sanatoria paga:

  • l’imposta, la tassa o il tributo indicato nella cartella;
  • le spese di rimborso per le procedure esecutive;
  • le spese di notifica della cartella di pagamento;
  • gli interessi di dilazione al 2% in caso di richiesta di rateazione delle somme dovute in seguito alla sanatoria.

Non dovrà versare invece: le sanzioni collegate alla maggiore imposta dovuta nell’atto; gli interessi anche riferiti alla ritardata iscrizione a ruolo; le somme aggiuntive ai crediti previdenziali (art.27, D.Lgs. 46/99); l’aggio della riscossione.

Rispetto alla precedenti sanatorie, il contribuente risparmia anche sugli interessi per ritardata iscrizione a ruolo nonché sull’aggio della riscossione che per le precedenti rottamazioni era calcolato su imposta e interessi da ritardata iscrizione a ruolo.

Rottamazione cartelle. I codici tributo fanno la differenza

Cartella alla mano, il contribuente verifica rispetto a quali debiti può essere ammesso alla rottamazione; è vero che nel prospetto informativo sono già indicate le cartelle rottamabili ma, in fase di formazione del ruolo, potrebbe accadere che l’Ente creditore, segnali all’Agenzia delle entrate-riscossione un debito con un codice tributo errato. Il prospetto informativo è predisposto in base alla tipologia del debito ossia in base ai codici tributo che sono stati trasmessi dall’Ente creditore.

Ad esempio potrebbe accadere che gli interessi siano riportati erroneamente come imposta. Con conseguente impossibilità di rottamare il debito. Infatti l’imposta deve essere comunque pagata.

Il caso delle multe stradali

Se volessimo analizzare un altro caso pratico, sappiamo che la rottamazione delle cartelle riguarda anche multe e bollo auto. In particolare, aderendo alla definizione agevolata, rispetto alle multe stradali, non sono da pagare: le somme dovute a titolo di interessi, compresi quelli di cui all’articolo 27, sesto comma, della Legge 24 novembre 1981 n. 689 , restando, invece, integralmente dovuta la sanzione.

Dunque, gli importi indicati nella cartella con codice tributo 5243 non sono dovuti, mentre sono da pagare quelli relativi ai codici 5242 (sanzioni) e 5354 (recupero delle spese).

Infatti, nella cartelle esattoriale, per ogni verbale l’importo dovuto si articola in 3 voci differenti: il codice tributo 5242: indica la sanzione da pagare; il codice tributo 5243: indica le maggiorazioni previste dalla legge di depenalizzazione 689/81; il codice tributo 5434: indica le spese di accertamento e notifica del verbale.

Laddove l’Ente creditore, il Comune, abbia tramesso i carichi con i codici tributi errati, ad esempio gli interessi sono stati trasmessi con il codice tributo delle sanzioni (è successo), il contribuente non potrà sanare la cartelle. In questi casi, il contribuente non dovrà rivolgersi all’Agenzia delle entrate-riscossione ma direttamente all’ente creditore, magari inviando una PEC per segnalare la questione.

La cosa più saggia sarebbe quella di chiedere l’assistenza di un esperto in materia.

Il tutto deve essere fatto nel tempo più breve tempo possibile, posto che la scadenza per presentare istanza di rottamazione delle cartelle rimane al 30 di aprile. Senza eccezioni alcune.

Andrea Amantea

Giornalista pubblicista iscritto all’ordine regionale della Calabria, in InvestireOggi da giugno 2020 in qualità di redattore specializzato, scrive per la sezione Fisco affrontando tutte le questioni inerenti i vari aspetti della materia. Ha superato con successo l'esame di abilitazione alla professione di Dottore Commercialista, si occupa oramai da diversi anni, quotidianamente, per conto di diverse riviste specializzate, di casi pratici e approfondimenti su tematiche fiscali quali fatturazione, agevolazioni, dichiarazioni, accertamento e riscossione nonché di principi giurisprudenziali espressi in ambito di imposte e tributi.

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