Sostanzialmente sono tre i provvedimenti della tregua fiscale introdotta dal Governo Meloni nella Legge di Bilancio scorsa che più interessano la collettività dei contribuenti. Le misure di cui parliamo partono dalla cancellazione d’ufficio delle cartelle fino a 1.000 euro di importo se affidate all’Agente della riscossione entro il 2015. Poi c’è lo stralcio delle cartelle sempre fino al 2015 è sempre fino a 1.000 euro di importo. E, infine, la rottamazione delle cartelle. Ed è proprio la rottamazione quella che maggiormente interessa i contribuenti dal momento che copre i debiti col Concessionario alla riscossione fino al 30 giugno 2022.
La rottamazione, infatti, non ha limiti di importo delle cartelle e quindi riguarda quasi l’intera generalità dei debiti dei contribuenti. Infatti sono escluse soltanto la restituzione degli aiuti di Stato indebitamente percepiti o le operazioni IVA anche per l’importazione. Ma per la rottamazione, a differenza di stralcio e cancellazione che sono automatiche (e gli effetti si notano già negli estratti di ruolo dei contribuenti), per la rottamazione serve la domanda.
“Buonasera, mi chiamo Sofia e chiedo cosa succede se dopo aver aderito alla rottamazione delle cartelle e aver presentato domanda non pago. Mi dicono che è facile essere esclusi se non pago le rate. Ma se inizio a pagare e poi mi blocco, secondo voi che rischi corro? Mi è venuto un dubbio perché secondo il mio commercialista le due rate 2023 saranno di 2.000 euro ciascuna. Quella di luglio sono certa di poterla onorare, ma ho dei dubbi per quelle successive. Grazie per la vostra risposta se potete.”
Rottamazione delle cartelle, domanda, risposta dell’ADER e pagamenti
Il primo passo che deve fare un contribuente per la rottamazione delle cartelle è il presentare domanda. Aderire alla sanatoria però non basta, perché una volta accettata l’istanza da parte dell’Agenzia delle Entrate riscossione il contribuente è tenuto a pagare. La rigidità della rottamazione varata quest’anno infatti è da tolleranza zero per chi non adempie ai versamenti previsti.
Come funziona la definizione agevolata delle cartelle esattoriali
Aderire alla rottamazione delle cartelle è obbligatorio per poter sfruttare il doppio vantaggio che la misura offre ai contribuenti indebitati con il fisco. Da un lato i debiti di un contribuente vengono ridotti delle sanzioni e degli interessi per ritardata iscrizione a ruolo. In pratica viene meno una parte del debito a carico del contribuente. Il risparmio è importante ed è tanto più favorevole al contribuente quando più vecchie sono queste cartelle esattoriali.
Infatti come è noto a tutti, nel tempo l’importo di una tassa evasa o di un tributo non pagato o anche di una multa del Codice della Strada, viene incrementato di interessi e sanzioni che fanno lievitare gli importi dovuti. Cifre nettamente aumentate una volta che è il debito diventa cartella esattoriale. Oltre allo sconto con la rottamazione si gode del vantaggio di un piano rateale pari a massimo 18 rate trimestrali e quindi a una dilazione che può arrivare a 5 anni (dal 2023 al 2027, ndr).
Le tempistiche della rottamazione delle cartelle
Come abbiamo già sottolineato il contribuente interessato alla rottamazione deve presentare domanda all’Agenzia delle Entrate-riscossione entro il termine ultimo del 30 aprile 2023. Dopo aver presentato domanda entro giugno l’Agenzia delle Entrate riscossione dovrebbe rispondere accettando o rigettando l’istanza del contribuente. Nella domanda il contribuente deve proporre il numero di rate in cui vorrà pagare, se la scelta non è quella della soluzione unica.
Basta una rata evasa e si perde il diritto alla sanatoria
Una volta ricevuta la risposta positiva da parte dell’Agenzia delle Entrate il contribuente è tenuto quindi a versare il corrispettivo di ciascuna rata entro la data di scadenza della stessa. O al massimo entro i 5 giorni successivi. Il contribuente deve sapere che le rate hanno tutte le scadenze prefissate. Le prime due pari al 20% del debito complessivo quantificato dall’Agenzia delle Entrate nella risposta, vanno versate entro il 31 luglio 2023 e il 30 novembre 2023. Le altre rate tutte pari al 5% del debito complessivo andranno in scadenza ogni fine febbraio, fine maggio, fine luglio e fine novembre degli anni successivi fino a massimo il 2027 per coloro i quali riescono a spuntare la dilazione massima di 18 rate.
Cosa succede con la decadenza dalla rottamazione?
Decadere dal beneficio significa perdere il diritto alla rottamazione. In quel caso il debito di un contribuente tornerebbe a essere quello originario e le cartelle torneranno ad essere le classiche cartelle di riscossione, da pagare tutte insieme in una volta. Naturalmente se il contribuente dopo l’adesione alla definizione agevolata si trova nelle condizioni di non poter pagare la prima rata del piano di dilazione, l’ammontare del debito tornerà a essere esattamente quello in origine. Dunque comprensivo di quelle spese, interessi e sanzioni precedentemente bonificate dall’Agenzia delle Entrate Riscossione.
Se invece sono le rate successive alla prima quelle che non pagate dal contribuente, tutti gli importi versati verranno naturalmente defalcati dal debito residuo. Che ripetiamo tornerà a essere da versare senza i benefici della rottamazione, ma al netto degli importi delle rate pagate normalmente.