La rottamazione delle cartelle SÌ e la rottamazione delle cartelle NO. Sembra di sfogliare la classica margherita quando si parla del provvedimento più importante sulle cartelle esattoriali. Naturalmente, ci riferiamo alla cosiddetta rottamazione quinquies, la quinta versione della rottamazione delle cartelle, considerando che in passato ci sono già stati 4 provvedimenti di questo tipo.
Da mesi, la Lega spinge forte verso una nuova rottamazione delle cartelle, per aiutare i contribuenti indebitati con il Fisco, ma anche per fare cassa per lo Stato, cercando di incassare il più possibile dai contribuenti con debiti. E, al tempo stesso, per offrire all’Agenzia delle Entrate Riscossione la possibilità di ridurre la montagna di atti e crediti ancora da incassare, che giace nel suo magazzino.
Emendamenti e proposte a vari atti di governo sono puntualmente bocciati. Ma le speranze che la nuova rottamazione delle cartelle veda i natali non sono del tutto svanite. Nel frattempo, ecco che almeno un ritocco alla rottamazione quater ancora in corso sembra ormai in dirittura d’arrivo.
“Gentili esperti di redazione, volevo sapere se avete notizie riguardo alla nuova rottamazione delle cartelle. Secondo voi ci sarà alla fine o no? Le notizie che escono fuori sono contraddittorie. E soprattutto, sembra che qualcuno faccia muro, visto che bocciano tutte le proposte di una nuova sanatoria delle cartelle.”
Rottamazione cartelle esattoriali, perché viene bocciata e perché potrebbe lo stesso arrivare
Rottamazione delle cartelle esattoriali al via oppure no? E ci sono novità per la vecchia rottamazione in questo 2025? Sono le domande che molti contribuenti si pongono, sulla stessa linea del nostro lettore.
La rottamazione delle cartelle esattoriali è una materia delicata. Quando si elabora un provvedimento di questo tipo, bisogna agire con cautela. Da un lato, infatti, misure simili aprono il fianco alle critiche delle minoranze, che accusano il governo di favorire l’evasione fiscale. Dall’altro, i contribuenti che hanno sempre pagato regolarmente le proprie tasse si sentono penalizzati, perché vedono chi non ha pagato in passato ricevere sconti e agevolazioni.
Ecco perché sono provvedimenti da maneggiare con le molle. In genere, tali misure di sanatoria – come rottamazioni, saldo e stralcio o cancellazione d’ufficio delle cartelle più vecchie – sono storicamente più vicine alla destra. Oggi, però, molti si chiedono perché i vari tentativi fatti fra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 siano andati a vuoto.
Le ragioni sono diverse, ma non sono necessariamente un ostacolo totale alla possibilità che la misura veda finalmente i natali. Anzi, col passare dei giorni, i meccanismi vengono affinati e rendono plausibile l’idea che, alla fine, una nuova rottamazione delle cartelle si farà.
Nella legge di Bilancio nulla da fare per la rottamazione delle cartelle esattoriali
Il nostro lettore parla di proposte bocciate, e in effetti è così. È successo nella legge di Bilancio, quando un emendamento della Lega, firmato da Gusmeroli, è stato respinto. Ma soltanto per questioni di cassa. Da quanto emerge, infatti, non ci sarebbero stati problemi legati a cavilli tecnici o a questioni di fattibilità, quanto piuttosto all’assenza di risorse.
Anche se, in teoria, si tratta di provvedimenti che consentono allo Stato di incassare denaro, è evidente che il taglio degli importi incassabili previsto dalla sanatoria, insieme alla rateizzazione, comporta nell’immediato un segno meno nel bilancio dello Stato. Servono dunque fondi da reperire altrove, e nella manovra di Bilancio tali risorse mancavano. Inoltre, gli introiti sperati dal concordato preventivo biennale si sono rivelati inferiori alle attese.
In altre parole, se il governo ha da incassare 1.000 euro da una cartella esattoriale, e con la sanatoria la cartella è ridotta a 500 euro da pagare in due rate (una nel 2025 e una nel 2026), è chiaro che da 1.000 euro di gettito a bilancio ci si ritrova con 250 euro per il 2025, e i restanti 250 euro slittano all’anno successivo. La carenza di dotazioni è stata dunque il motivo dello stop alla proposta in legge di Bilancio.
Pure il decreto Milleproroghe non va bene per la sanatoria
Successivamente è toccato al decreto Milleproroghe. Anche in questo caso sono stati presentati emendamenti dalla Lega per una rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali, ma la bocciatura è stata motivata da un’altra ragione. Il decreto Milleproroghe serve infatti a prorogare misure in scadenza o già scadute, concedendo più tempo a chi intende usufruirne. La rottamazione quinquies sarebbe invece un provvedimento del tutto nuovo, poco adatto a un decreto che, per definizione, funge da contenitore di proroghe.
Con ogni probabilità, nel decreto Milleproroghe sarà approvata soltanto l’estensione della rottamazione quater, ovvero la riapertura dei termini della precedente rottamazione.
Ecco cosa nasce per la rottamazione delle cartelle adesso e cosa si aspetta per i prossimi mesi
La novità introdotta riguarda la possibilità, per chi è decaduto dalla rottamazione quater a causa di rate non pagate entro il 31 dicembre 2024, di rientrare. Basterà presentare domanda entro il 30 aprile 2025, inserendo però soltanto le cartelle già incluse nella rottamazione quater, senza altre variazioni. E occorrerà saldare tutte le rate insolute entro il 31 luglio 2025, oppure chiedere la dilazione fino a 10 rate con interessi del 2%. Una sorta di ripescaggio vero e proprio, perfettamente in linea con la natura del decreto Milleproroghe.
Quanto alla nuova rottamazione, bisognerà aspettare ulteriori mosse legislative. Con ogni probabilità, servirà un decreto ad hoc, che potrebbe portare a una rottamazione delle cartelle esattoriali totalmente diversa dalla precedente.
Le cartelle da rottamare coinvolte, per esempio, potrebbero passare da quelle fino al 30 giugno 2022 a quelle fino al 31 dicembre 2023. Rientrerebbero inoltre i decaduti dalle vecchie sanatorie. Niente più maxi rate iniziali – ossia eliminazione dell’obbligo di pagare il 20% del debito totale nelle prime due rate, come avveniva con la rottamazione quater. E addio alle rate trimestrali in massimo 18 scadenze. Si passerebbe a 120 rate mensili, riducendo l’importo di ogni singola rata e ammortizzando anche il rischio di decadenza. Non ci sarebbe più la decadenza alla prima rata non pagata, ma una elasticità fino a 8 rate (anche non consecutive) non saldate.
Perché non rientrano le cartelle dell’ ispettorato del lavoro, nonostante affidate all’ AE?