Rottamazione cartelle, ecco i vantaggi per la pensione con il nuovo decreto Lavoro

Ripescaggio dei contributi dentro le cartelle cancellate con lo stralcio nel nuovo emendamento al decreto Lavoro in Parlamento.
2 anni fa
3 minuti di lettura
rottamazione cartelle
Foto © Licenza Creative Commons

La rottamazione delle cartelle, lo stralcio e la rateizzazione sono provvedimenti che i contribuenti possono sfruttare adesso. Cancellare i debiti pagando ratealmente dopo un lauto sconto su sanzioni e interessi è un vantaggio non indifferente per chi vuole mettersi in regola. Multe per infrazioni al Codice della Strada e tasse non pagate per tempo, sia statali che locali, ma anche contributi previdenziali omessi e non versati all’INPS. Sono queste le pendenze che molti contribuenti italiani hanno e che adesso possono finalmente sanare.

E con il decreto lavoro che adesso sta per essere convertito in legge in Parlamento, un emendamento introduce una ulteriore importante novità, e sempre a vantaggio dei contribuenti. Novità che riguarda i contributi previdenziali in collegamento con il provvedimento di stralcio con rateizzazione.

“Salve, sono Andrea e sono un contribuente indebitato con l’INPS. Ho diverse cartelle esattoriali che riguardano contributi previdenziali che non ho versato. Volevo capire se pagando a rate le cartelle con la sanatoria, i contributi omessi torneranno utili alla pensione. Inoltre mi chiedevo se quelli che non ho versato in passato e oggi cancellati, vengono perduti per sempre.”

L’emendamento al decreto Lavoro, anche le cartelle e i contributi INPS dentro la novità

Un emendamento al DL n° 48 del 2023, grandi novità in arrivo per la sanatoria dei debiti dei contribuenti. Infatti in sede di conversione in legge del decreto Lavoro ecco comparire tramite emendamento, una norma utile al ripescaggio dei contributi INPS cancellati in modo automatico dai provvedimenti di sanatoria del Governo con l’ultima legge di Bilancio. Il discorso dei debiti relativi alla contribuzione previdenziale è differente da tutti gli altri debiti. Perché la cancellazione automatica delle cartelle fino a 1.000 euro di importo se affidate all’Agente della Riscossione entro il 2015, se riguardava tasse e multe sortisce effetti solo positivi. Il contribuente si vede alleggerire il carico debitorio e basta.

Effetti positivi anche per quanto riguarda per esempio, provvedimenti come il fermo amministrativo dei veicoli o il pignoramento.

Per i contributi è diverso, perché si tratta di versamenti che alla fine dei conti tornerebbero utili al contribuente per andare in pensione. E contributi non pagati e poi cancellati, significa contributi mai versati e quindi non utili alla pensione. Mettiamo per esempio il commerciante che da 40 anni ha il suo negozio. Per andare in pensione con 40 anni di contributi, tutti questi contributi dovrebbero essere versati all’INPS. Tutti quelli cancellati non sono utili evidentemente.

Cancellazione automatica adesso reversibile? Ecco come fare

L’annullamento dei contributi di fatto ha comportato la cancellazione delle posizioni contributive di lavoratori autonomi quali i commercianti, gli artigiani lo i professionisti iscritti alla gestione separata dell’INPS. Grazie alla proposta correttiva al decreto Lavoro però, adesso compare la possibilità di ripescare i contributi finiti dentro il perimetro della cancellazione automatica delle cartelle relative al periodo dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. Un ripescaggio utile sia a maturare un diritto alla pensione, che per l’importo della stessa pensione.

Per esempio, ci sarà chi per via della cancellazione, si trova a non maturare il diritto alla pensione. Come capita a chi magari da 20 anni fa l’artigiano, ma ha versato solo 19 anni di contributi perché un anno è stato omesso. Se questo anno di contributi non venisse ripescato, a 67 anni questo artigiano non potrebbe andare in pensione di vecchiaia. Nonostante di fatto ha 20 anni di iscrizione come artigiano. Se per esempio lo stesso artigiano avesse comunque già versato 20 anni, e l’anno omesso fosse il ventunesimo, questo ulteriore anno di contribuzione potrebbe consentirgli di prendere una pensione più alta.

Anche a rate e anche per contributi e debiti finiti in vecchie sanatorie delle cartelle

Grazie all’emendamento gli interessati potranno versare il corrispettivo dovuto nonostante di fatto quella cartella relativa ai contributi non versati, è stata cancellata.

L’INPS recependo ciò che i legislatori introdurranno nel decreto Lavoro, dovrà mettere a punto la procedura operativa. Fermo restando il fatto che è scontato che il pagamento di quanto il contribuente deve, dovrebbe sopraggiungere entro il 31 dicembre 2023.

Non appena l’emendamento sarà definitivamente parte integrante del decreto lavoro si conosceranno i dettagli di questa ulteriore agevolazione. Resta il fatto che pare che questo recupero dei contributi potrebbe riguardare anche contributi non versati e già oggetto di precedenti misure di sanatoria. In pratica il contribuente dovrebbe chiedere all’INPS di poter tornare a pagare quei contributi ormai cancellati. E la richiesta potrà essere anche rateale, anche se ripetiamo, il pagamento dell’intero importo dovrà essere effettuato entro la fine del corrente anno.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Come si è passati da una cessione del credito unica ad ammettere la quarta e quali sono le condizioni e i controlli
Articolo precedente

Cessione del credito con il quoziente familiare. Il calcolo del reddito (chiarimenti circolare 13)

bonus-occhiali-vista
Articolo seguente

Bonus occhiali. Quali adempimenti nel 730?