Nella mattinata di oggi si terrà l’attesa chiamata tra il presidente Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin, la seconda da quando il tycoon è tornato alla Casa Bianca. Oggetto del colloquio sarà il cessate il fuoco di 30 giorni proposto dagli Stati Uniti in accordo con l’Ucraina. E il rublo già vola contro il dollaro ai massimi da giugno 2023. Il tasso di cambio scende appena sopra 82, mentre viaggiava sopra 112 all’inizio dell’anno. Un recupero prossimo al 40% in circa due mesi e mezzo e inatteso dagli analisti.
Trump-Putin, verso sanzioni più leggere?
Il rafforzamento del rublo sarebbe legato alle aspettative del mercato per un allentamento delle sanzioni occidentali contro la Russia.
I due leader ne parlerebbero oggi. Qualche segnale di disgelo in tal senso lo si coglie nell’autorizzazione rilasciata dal Cremlino al fondo speculativo americano 683 Capital Partners per acquistare titoli di società russe posseduti da una dozzina di hedge fund occidentali. E Franklin Templeton e Baillie Gifford hanno ottenuto l’autorizzazione a vendere asset russi.
Non ci sarebbero soltanto le speculazioni su un possibile accordo USA-Russia dietro al rimbalzo del rublo. La Banca di Russia ha modificato nei giorni scorsi il metodo di calcolo ai fini della fissazione del tasso di cambio. Da quando l’Ucraina è stata invasa, l’Occidente ha reso quasi impossibile il trading della valuta emergente. Il cambio viene fissato da Mosca con riferimento alle operazioni realizzate sul mercato interbancario.
Inflazione in doppia cifra, boom in borsa
Resta la cautela di Elvira Nabiullina, a capo della banca centrale. A suo avviso, il “super” rublo sarebbe solo conseguenza di speculazione.
I fondamentali non indurrebbero all’ottimismo. L’inflazione continua a salire ed è sopra il 10%, mentre i tassi di interesse sono stati fissati al 21%. La dura stretta monetaria non è servita in questi mesi a contenere la crescita dei prezzi al consumo. I consumatori per il momento non stanno beneficiando di questo rimbalzo. E la bilancia commerciale, pur esitando saldi positivi, segnala un certo deterioramento negli ultimi mesi. Il petrolio è sotto pressione sui mercati internazionali e l’Ural è venduto a sconto di suo di circa 15 dollari al barile sul Brent.
Ciò non sta frenando nemmeno l’ottimismo in borsa. L’indice MICEX guadagna il 13% quest’anno e le azioni Gazprom del 30%. Evidentemente, il mercato scommette sul riallaccio delle relazioni commerciali con l’Occidente dopo la fine della guerra con l’Ucraina. Un’ipotesi ventilata dalla stessa amministrazione Trump, ma che ad oggi vede l’Europa contraria.
Rublo resta volatile
C’è da dire che il trading sul rublo quasi non esiste. E’ ridotto nell’ordine di poche decine di milioni di dollari alla settimana per via delle sanzioni. Parliamo di un mercato a corto di liquidità ed esposto effettivamente ad un’ampia volatilità. Gli stessi russi lo sanno e non si fanno illusioni. Certo, agli attuali tassi di cambio quasi vengono cancellati gli effetti bellici.
Prima dell’invasione dell’Ucraina per un dollaro servivano 75 rubli. Ne seguì il collasso a quasi 135 e subito dopo un maxi-boom fino a meno di 55. Tutto orchestrato dalla banca centrale e conseguenza del prosciugamento degli interscambi commerciali e finanziari con l’Occidente.