Con qualche giorno di anticipo sulla tabella di marcia, Rushi Sunak è succeduto ieri a Liz Truss alla guida del governo britannico. Quarantadue anni, conservatore, è stato cancelliere dello Scacchiere per quasi due anni e mezzo fino al luglio scorso nel governo di Boris Johnson, carica che equivale al nostro ministro dell’Economia. E, soprattutto, è il primo politico di origini indiane a insediarsi a Downing Street. Contro di lui, alle primarie dei Tories si era candidata Penny Mordaunt, sulla quale era cresciuta la pressione affinché uscisse dalla corsa per consentire al più presto la nascita del nuovo governo.
Caos finanziario scatenato da Truss
Sunak fu osteggiato da una grossa parte del Partito Conservatore dopo l’approvazione della legge di Bilancio, nella quale aveva aumentato imposte e contributi per migliorare i conti pubblici dopo la pandemia. Ad agosto, arrivò ad un passo dalla vittoria alle primarie del partito per scegliere il successore di Johnson. Fu battuto da Truss proprio per la sua politica di austerità fiscale sgradita alla base Tory. In molti intravidero nell’aumento delle tasse un allontanamento dalla ricetta economica “thatcheriana”.
Ma dopo il caos provocato dal brevissimo governo Truss, la scelta su Sunak appare sia un ripiego che scontata. E’ dovuta intervenire la Banca d’Inghilterra per spegnere l’incendio che stava divampando sul mercato dei Gilt, i titoli di stato. Per non parlare della crisi della sterlina, crollata fino al minimo storico di 1,0350 contro il dollaro. Truss ha dovuto rimangiarsi il taglio delle tasse in deficit e licenziare il suo braccio destro Kwasi Kwarteng, cancelliere dello Scacchiere, nominando al suo posto il collaudato Jeremy Hunt.
Ieri, i mercati sembrano quasi tornati alla normalità sulla prospettiva dell’ingresso di Sunak a Downing Street.
Sunak dovrà dimostrare leadership
Tutto risolto? Non esattamente. L’incendio è stato sì spento, ma si è reso necessario l’arrivo del pompiere, cioè della banca centrale. Unitamente al caos politico di Londra, l’umiliazione per il Regno Unito resta. Oltretutto, Sunak dovrà dimostrare di avere il partito dietro di sé. Non è scontato ci riesca, a causa delle numerose faide interne ai Tories. Infine, nessuno sta capendo dove vogliano andare a parare i conservatori: propugnano il taglio delle tasse e l’aumento degli investimenti senza toccare la spesa sociale. Fino a un mese fa, l’ambizione sembrava possibile, ma il mercato ha segnalato cruentemente che non finanzierà questa politica di estremo allentamento fiscale.
In altre parole, i Tories dovranno optare se continuare ad essere il partito del business o se proseguire la loro opera di abbattimento del “red wall” nel Nord Inghilterra ai danni del Labour. In entrambi i casi, dovranno scegliere le voci di bilancio da tagliare o rimpolpare. Serve una leadership forte e ci sono seri dubbi che possa esserlo quella di Sunak, scartato meno di due mesi fa dagli stessi parlamentari che al quale adesso chiedono di riparare i guasti provocati dalla tragica Truss.