La scoperta è sensazionale e rischia di attizzare le già alte tensioni tra i grandi della Terra: riserve di petrolio e gas per 511 miliardi di barili. Le ha portate alla luce la Russia nel Mare di Weddell, che si trova nel territorio reclamato dal Regno Unito. Una quantità immensa di idrocarburi, sufficiente a soddisfare l’attuale domanda di energia mondiale per circa 14 anni. Ed equivale a circa dieci volte le estrazioni avvenute nel Mare del Nord negli ultimi cinquanta anni. Sono numeri che ci fanno ben comprendere l’entità della scoperta.
Vietate trivellazioni nell’Artico
La preoccupazione tra gli esperti è che Mosca possa infrangere il Trattato dell’Antartico, siglato l’1 dicembre del 1959, in base al quale nessuno stato singolarmente può vantare pretese su quello che è definito a tutti gli effetti un continente destinato a scienza e pace. Ogni trivellazione per le estrazioni di petrolio nell’area è vietata.
Come dicevamo, la scoperta di enormi riserve di petrolio e gas è avvenuta in un territorio reclamato da Londra. Ci sono altri sei stati che hanno pretese sul continente: Francia, Cile, Argentina, Australia, Nuova Zelanda e Norvegia. Gli Stati Uniti non le riconoscono. Sta di fatto che l’annuncio russo conferma quanta offerta inespressa di idrocarburi vi sia nel sottosuolo del nostro pianeta. Ai prezzi di mercato attuali, nel Mare di Weddell vi sarebbe una ricchezza stimabile almeno nell’ordine dei 43.000 miliardi di dollari, il 40% del Pil mondiale.
Riserve petrolio e gas non impattano sul mercato
La notizia sulle riserve di petrolio e gas scoperte non ha avuto alcun impatto sulle quotazioni. Il ripiegamento di questi settimane per il greggio si deve, invece, probabilmente alla crescente sensazione che il conflitto tra Russia e Ucraina possa volgere al termine prima del previsto. Le truppe inviate dal Cremlino avanzano nella regione del Kharkiv e in appena una settimana hanno conquistato circa 280 km quadrati di territorio.