Si mostra il fase di consolidamento il cambio tra rublo e dollaro, oggi a 61,06. La valuta russa è ancora il 41% più debole su base annua e ha perso il 5,2% anche rispetto all’inizio del 2015, ma nell’ultimo mese ha recuperato il 2,5%, nonostante la Banca di Russia abbia tagliato i tassi di 300 punti base tra la fine di gennaio e il venerdì scorso, portandoli dal 17% a cui erano stati alzati a dicembre al 14%, nonostante un’inflazione al 16,7% a febbraio. APPROFONDISCI – La Banca di Russia taglia i tassi al 14%, l’inflazione non spaventa Nabiullina Il rally del rublo non sembra compatibile con quanto sta avvenendo sul mercato del petrolio.
Rublo sopravvalutato in rapporto a quotazioni petrolio
Sappiamo anche che ai prezzi attuali, un barile di petrolio vale intorno ai 3.240 rubli, l’11% in meno della media degli ultimi 12 mesi. Nel giugno del 2014, quando per un dollaro valeva ancora meno di 35 rubli e le quotazioni del greggio erano schizzate fino a un’apice di 115 dollari, ogni barile valeva oltre 4.000 rubli. A gennaio, i valori erano simili a quelli odierni, ma il cambio tra rublo e dollari si attestava a quasi 69. In sostanza, finora la Russia non ha patito granché il dimezzamento delle quotazioni petrolifere, nonostante queste siano fondamentali per la tenuta dei suoi conti pubblici, perché se è vero che il greggio si vende alla metà rispetto a 9 mesi fa, è altrettanto vero che un dollaro vale adesso il 41% in più rispetto al rublo, per cui le entrate hanno subito solo di striscio la crisi, più per la recessione in corso dell’economia. APPROFONDISCI – Russia, il rublo si rafforza sotto quota 60 e c’è attesa per un nuovo taglio dei tassi Ora, però, che i movimenti dei prezzi del greggio e quelli del cambio stanno andando in direzione opposta, non possiamo non prevedere una fase di nuovo indebolimento del rublo, tollerata dalla Banca di Russia, perché solo se il rublo, a queste quotazioni del petrolio, si portasse a un cambio intorno a 67 contro il dollaro, le entrate statali non subirebbero ulteriori cedimenti.
Sanzioni UE verso la fine?
Per contro, l’Unione Europea si mostra sempre più divisa sull’ipotesi di estendere le sanzioni contro la Russia e in scadenza a luglio. La tregua con l’Ucraina sembra reggere e di ciò si compiace la Germania, che insieme alla Francia ne è stata l’artefice. Contro la proroga delle sanzioni sarebbero oggi Austria, Spagna, Slovacchia, Ungheria, Italia, Cipro, Grecia, mentre la invocano più che altro Polonia e Regno Unito. Senza l’unanimità, la UE non potrebbe comminare nuove sanzioni alla Russia, né estenderle oltre luglio. E dalla stessa Germania si guarda positivamente all’atteggiamento russo sull’Ucraina di queste settimane, cosa che porterebbe a una distensione delle relazioni diplomatiche. APPROFONDISCI – Sanzioni UE pronte contro la Russia. Ecco i governi favorevoli e contrari Se la UE si avviasse a porre fine alla fase più acuta della crisi nei rapporti con Mosca, la Russia ne beneficerebbe da un punto di vista delle relazioni commerciali, mentre si potrebbe allentare la morsa finanziaria contro le sue banche, imprese e lo stesso governo, tornando ad accedere sul mercato del credito internazionale, a beneficio di un ritorno dei flussi di capitali e dello stesso rublo, penalizzato nell’ultimo anno propria dalla fuga degli investitori, oltre che dal crollo delle quotazioni del petrolio.