Sacrifici pensionati: chi paga il prezzo della legge di bilancio?

Il dibattito sulla Legge di Bilancio 2025 riaccende il tema dei sacrifici pensionati in vista del reperimento delle risorse
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sacrifici pensionati
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Con l’approssimarsi della fine dell’anno, il dibattito sulla Legge di Bilancio si fa sempre più serrato. Il tema delle risorse necessarie per finanziare le varie misure previste torna ad accendere gli animi. Tra i molti nodi da sciogliere, uno su tutti è diventato particolarmente centrale. A chi dovranno essere richiesti i sacrifici per mantenere i conti pubblici sotto controllo?

Questa domanda ha trovato una risposta negli ultimi anni con scelte che hanno messo sotto pressione una specifica fascia della popolazione: i pensionati.

Nonostante la retorica politica spesso punti a tutelare chi ha lavorato una vita intera, nella realtà non tutti i pensionati hanno beneficiato della stessa considerazione, soprattutto quando si tratta di adeguamenti economici legati all’inflazione e all’aumento dei prezzi.

Un approccio selettivo agli aumenti delle pensioni

Negli ultimi due anni, il governo ha deciso di adottare un criterio differenziato nell’applicazione degli incrementi pensionistici. Sono stati previsti adeguamenti tali da garantire che il potere d’acquisto non fosse compromesso dall’aumento del costo della vita. Questo ha significato un incremento pensionistico sufficiente a far fronte all’erosione del valore reale dei loro assegni.

Tuttavia, la misura non è stata uguale per tutti in quanto c’è stata una rivalutazione per fasce. Non tutti ha ricevuto una perequazione piena ed adeguata al tasso di inflazione. E per questi pensionati i sacrifici sono stati ben più evidenti. A queste persone è stato riconosciuto un aumento decisamente inferiore rispetto a quanto sarebbe stato necessario per contrastare gli effetti dell’inflazione. Si è scelto di non adeguare completamente le pensioni di chi percepisce più di 2.100 euro lordi, limitandosi a incrementi parziali. Tale misura ha permesso allo Stato di ottenere un considerevole risparmio annuo: circa 4 miliardi di euro per i prossimi dieci anni.

Il peso dei sacrifici pensionati: una questione di equità?

La decisione di limitare gli aumenti pensionistici per una certa fascia di pensionati ha generato non poche polemiche.

Da una parte, c’è chi sostiene che questa politica sia necessaria per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico . E che, in un contesto di risorse limitate, sia corretto chiedere sacrifici a chi dispone di assegni più elevati. Dall’altra, c’è chi ritiene che si stia penalizzando in maniera ingiusta una categoria che ha già contribuito a lungo al Paese. E che, nonostante percepisca pensioni maggiori, non è certo immune dagli effetti del caro vita.

Va considerato che le pensioni superiori ai 2.100 euro lordi non rappresentano un reddito straordinario, ma sono spesso frutto di carriere lavorative più lunghe o di contributi versati in misura maggiore. Penalizzare questa fascia senza considerare l’aumento del costo della vita può portare a una riduzione del potere d’acquisto che, alla lunga, inciderà sulla qualità della vita di molte persone che rientrano in questo gruppo.

Un impatto a lungo termine sui pensionati

Anche se per le pensioni 2025 si sta pensando ad una rivalutazione piena per tutti, il risparmio ottenuto dallo Stato, pari a 4 miliardi all’anno per i prossimi dieci anni, ammonta complessivamente a una cifra di 40 miliardi di euro. Tuttavia, questi numeri devono essere letti tenendo conto dell’impatto reale sui pensionati stessi. La scelta di applicare incrementi inferiori al tasso di inflazione per le pensioni superiori a 2.100 euro lordi significa, nei fatti, che il valore di queste pensioni si ridurrà gradualmente nel tempo, portando a un impoverimento progressivo di chi le percepisce.

In un Paese in cui il numero di pensionati cresce di anno in anno, è fondamentale che le politiche pensionistiche non creino eccessive disparità. La logica del “chi ha di più deve dare di più” può risultare accettabile fino a un certo punto, ma rischia di penalizzare chi, per anni, ha versato contributi più elevati proprio con l’aspettativa di una pensione adeguata.

Sacrifici pensionati: servono soluzioni più equilibrate

Il tema dei sacrifici richiesti ai pensionati è destinato a restare al centro del dibattito politico, soprattutto in un periodo in cui la sostenibilità del sistema previdenziale rappresenta una sfida complessa per qualsiasi governo. Quello che appare chiaro è che le misure finora adottate non sembrano essere una risposta risolutiva: chiedere contributi sempre più elevati a chi già percepisce pensioni moderate rischia di creare ulteriori fratture sociali e malcontento.

È evidente che sia necessario trovare un equilibrio tra il bisogno di risorse dello Stato e la tutela di una categoria che ha già contribuito significativamente nel corso della propria vita lavorativa. Gli adeguamenti pensionistici devono essere pensati tenendo conto delle reali condizioni economiche e sociali dei pensionati, evitando che una politica di contenimento dei costi si traduca in un impoverimento generalizzato della popolazione anziana.

Riassumendo…

  • Il dibattito sulla Legge di Bilancio punta sui sacrifici richiesti ai pensionati con pensioni elevate.
  • Pensioni sotto i 2.100 euro lordi sono state adeguate per contrastare l’inflazione.
  • Pensioni superiori hanno subito aumenti minori, generando un risparmio annuo di 4 miliardi per lo Stato.
  • Le minori rivalutazioni causano una riduzione del potere d’acquisto nel lungo periodo.
  • Questa politica rischia di creare disuguaglianze tra i pensionati e frustrazione sociale.
  • Necessarie politiche pensionistiche più equilibrate per tutelare chi ha già contribuito significativamente.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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