Ma quali maglioni e cappotti? Al Sud le spiagge sono ancora prese d’assalto nei fine settimana, grazie a un clima che sembra essere semi-estivo. Al Centro-Nord le temperature saranno un po’ meno gradevoli, ma pur sempre poco autunnali e sopra le medie stagionali. Insomma, non ci siamo proprio accorti di essere in pieno autunno e che tra meno di due mesi sia Natale. Ed ecco che si è già acceso il dibattito attorno ai saldi invernali. I cambiamenti climatici pongo l’esigenza di ripensare ai tempi di una tradizione che ormai da anni, ad essere sinceri, sembra inadeguata.
Il presidente nazionale di Fismo-Confesercenti, Benny Campobasso, ha fatto presente che tra inflazione e temperature calde nei negozi di moda non si vendono ancora capi invernali. A suo avviso, sarebbe necessario rinviare all’inizio di febbraio l’avvio dei saldi invernali, perché quella che oggi consideriamo “fine stagione”, nei fatti non lo è più. E come dargli torto? Va a finire che inizieremo a comprare maglioni e cappotti a ridosso del Natale e qualche giorno dopo inizino già i saldi.
E’ boom per shopping online
Campobasso spiega che questa situazione avvantaggerebbe la grande distribuzione e le piattaforme e-commerce, grazie all’abbattimento dei costi di cui beneficiano, ad esempio in termini di minore personale. Dunque, dovremmo rinviare di un mese l’avvio dei saldi invernali? Difficile che la proposta si concretizzi sin da quest’anno, ma il tema esiste. Tuttavia, è da molti anni che il dibattito va avanti e i cambiamenti climatici sono solamente l’ultima considerazione che va aggiungersi alle altre. E’ mai possibile che nel 2023 ancora immaginiamo di irrigidire le vendite con soluzioni centralistiche e non di mercato?
Quest’anno, si stima che gli acquisti online supereranno i 54 miliardi di euro, di cui 35 afferiranno i prodotti. Chiunque può comprare h24 e 7 giorni su 7 con un clic del telefonino.
Tra crisi economica e inflazione
Perché nascondersi dietro un dito? I saldi invernali ed estivi non funzionano e la soluzione non consiste nel posticiparli di alcune settimane. La grande distribuzione fissa i prezzi che vuole quando vuole. Lo stesso le piattaforme e-commerce. I negozi “di vicinato”, come li definisce Fismo-Confesercenti, rischiano di restare intrappolate in logiche corporative che avrebbero potuto avere un senso fino a 15-20 anni fa. La corsa agli acquisti dopo Natale o ai primi di luglio non esiste più. Ci saranno file dinnanzi a qualche negozio trendy a Roma o Milano, per il resto le vetrine rimangono piene delle giacenze di magazzino.
Certo, il flop dei saldi invernali ed estivi è anche figlio della crisi dell’economia. Le famiglie provengono da decenni di redditi stagnanti e adesso ci si è messa l’inflazione. Ma è l’iniziativa a non riscuotere più appeal. Perché dovrei attendere che passino le feste per comprare un abito o accessorio, quando sul telefonino posso scegliere tutti i giorni dell’anno e a tutti i prezzi possibili? Se c’è un freno ancora per gli acquisti online, è dato dalla necessità in molti casi di provare le taglie. Anche da questo punto di vista, però, quante volte i clienti entrano nei negozi per verificare la taglia adatta di un dato indumento visto online?
Saldi invernali a rischio estinzione
La domanda non è se i saldi invernali saranno a inizio gennaio o febbraio prossimamente, bensì se continueranno ad esistere tra qualche anno.