L’idea di premiare chi resta al lavoro oltre l’età pensionabile volge al tramonto. L’ipotesi ventilata dal governo nei giorni scorsi non sembra funzionare e i punti dubbi sono tanti. A cominciare da quello legato a chi dovrebbe pagare il bonus ai lavoratori in busta paga.
Un incentivo che potrebbe arrivare anche al 10% della retribuzione, ma che non avrebbe effetti sulla pensione futura. Lavoratore e dipendente non verserebbero più i contributi che andrebbero, viceversa, direttamente in busta paga.
In pensione prima con Quota 41
Si sta quindi tornando a considerare Quota 41 come opzione di uscita anticipata con almeno 41 anni di contributi versati. Giusto per evitare il ritorno alla Fornero dal 2023 con l’esaurimento di Quota 102 (in pensione a 64 anni di età con 38 di contributi).
Come dice il ministro del Lavoro Maria Elvira Calderone esiste un progetto di legge per modificare Quota 102 e rilanciarla anche nel 2023. Le modifiche dovrebbero andare nella direzione della flessibilità in uscita, come chiede anche l’Inps da tempo.
41 anni di contributi indipendentemente dall’età non può essere un vincolo in senso stretto come chiede la Lega o i sindacati. Ma un punto di partenza che, combinato all’età, consenta uscite flessibili perché ogni lavoratore ha carriere differenti da far valere.
Quota 41, a dire il vero, esiste già. Ma è una opzione al momento riservata solo ai lavoratori precoci, cioè a coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età. Estenderla a tutti costerebbe troppo e sarebbe insostenibile.
Quota 41 per un anno, poi si vedrà
E’ quindi necessario introdurre dei paletti. Come l’età anagrafica che limiti l’accesso indistinto alla pensione con 41 anni di contributi. Anche se servirà a poco, per evitare il caos finanziario.
“Realisticamente l’età – dice Calderone – può essere intorno ai 62-63 anni come ipotesi di lavoro però ci potrebbe essere un ragionamento sui 61 e quello solo per un anno in attesa di una riforma strutturale che vada anche a interessare la previdenza complementare“.
La scaletta dovrebbe quindi articolarsi secondo il seguente schema, senza vincoli sul calcolo della pensione che resterebbe in parte contributivo e in parte retributivo, cioè misto. Quindi preservando i diritti acquisiti dai lavoratori.
Età Contributi Quota
61 41 102
62 40 102
63 39 102
64 38 102
65 37 102
66 36 102
A 67 anni di età scatterebbe il diritto alla pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi. Per cui il meccanismo delle quote verrebbe a esaurirsi dopo i 66 anni di età. Ovviamente anche la pensione sarà parametrata all’età di uscita dal lavoro: a 61 anni sarà più bassa che a 65, ad esempio.