La crisi di Alitalia potrebbe essere arrivata ad un punto di svolta. La notte scorsa, dopo una trattativa serratissima che si è tenuta tra le parti al Ministero dello Sviluppo Economico, è stato siglato una sorta di pre-accordo che dovrà ora essere sottoposto, tramite referendum, ai dipendenti della vecchia compagnia di bandiera. Il rischio di sorprese negative dell’ultima ora resta alto ma la strada, per la prima volta dall’inizio di questa nuova fase della crisi di Alitalia, appare ora in discesa.
Il pre-accordo siglato a notte fonda ridimensiona la portata del piano di risanamento giudicato inevitabile per salvare Alitalia dal fallimento. In particolare i due punti cardine dell’intesa preliminare riguardano la diminuzione degli esuberi e la riduzione del taglio degli stipendi. Per quello che riguarda gli esuberi a terra tra il personale a tempo indeterminato, il pre-accordo prevede il taglio di 980 unità contro le 1338 richieste in precedenza. Il taglio degli stipendi di piloti e personale di volo sarebbe stato invece ridotto all’8%. Sia per quello che riguarda gli esuberi che per quanto riguarda il taglio degli stipendi, la soluzione alla quale si è giunti rappresenta un compromesso tra le pretese degli azionisti e la difesa dei lavoratori. (Leggi anche: Alitalia, ipotesi accordo bond con garanzia statale)
I numeri molto stretti sui quali si è svolto il braccio di ferro sono la dimostrazione dello scarso margine di manovra che oramai il dossier Alitalia presenta. Del resto, gli azionisti sono stati molto chiari nei giorni scorsi: senza accordo con i lavoratori, Alitalia sarebbe andata incontro ad una nuova crisi di liquidità. La vecchia compagnia di bandiera, infatti, ha da tempo urgente bisogno di nuove iniezioni di capitale che gli azionisti hanno categoricamente escluso senza il preliminare raggiungimento di una intesa sui tagli.