Sanità allo sfascio: 5 segreti non detti svelati dai dipendenti | Intervista

In un'intervista con un' infermiera professionale scopriamo quali sono i retroscena del Sistema Sanitario Nazionale.
7 anni fa
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In questo ultimo periodo abbiamo parlato molto dei tagli apportati nella pubblica amministrazione ed in particolare alla Sanità pubblica. Molti sono i problemi che i cittadini riscontrano proprio nel Servizio Sanitario Nazionale e proprio per questo, per capire come funzionano le cose da “dentro”, abbiamo deciso di intervistare un’infermiera professionale. In questo modo, oltre a conoscere la sua esperienza lavorativa potremo renderci conto che la sanità non è cambiata in peggio soltanto per noi utenti e fruitori ma anche per chi ci lavora dentro.

La persona intervistata, per preservare la sua privacy, ha preferito non usare il proprio vero nome, la chiameremo, così,  Alessia. Con l’intervista ad Alessia inauguriamo una nuova rubrica del lunedì mattina, dedicata proprio alle interviste, con la quale vorremmo dare voce alla gente, a chi vive determinate situazioni e soprattutto ai diritti violati.

Patrizia: Ciao Alessia, ci racconti la tua esperienza nel mondo della sanità?

Alessia: Ho iniziato la mia carriera di infermiera professionale negli anni 80 e posso dire che all’epoca ero contenta di aver intrapreso quella strada. Adesso, con il senno di poi e con la mia maturità, se potessi cambierei tutto il mio percorso. Oggi noi infermieri siamo solo delle macchine da guerra, siamo trattati male e con poco rispetto forse anche a causa dei media che fanno un’informazione sbagliata. Chi oggi viene in ospedale per un qualsiasi problema lo fa munito già di denunce e carabinieri dietro la porta, in attesa di un errore. Questo ci porta, inevitabilmente, a lavorare in uno stato di stress: telefonini sempre accesi in attesa che tu possa sbagliare per poterti fotografare mentre compi anche il più piccolo errore. I medici, ormai, purtroppo sono costretti a fare solo medicina difensiva, a discapito del paziente perché, comunque, per controllare tutto il cartaceo che la burocrazia impone ci vuole molto tempo, che viene sottratto al rapporto umano medico-paziente.


 

P. :I turni di lavoro come sono, giusti o pesanti? E soprattutto quanto incidono sullo stress lavorativo?

A. : I turni di lavoro, le ore di lavoro, sono sicuramente giuste e così come sono strutturate potrebbero anche andare bene. Il problema è quello del turno della notte che è lunghissima. Io lavoro in un reparto di medicina dove su 10 pazienti uno solo è autonomo mentre gli altri  hanno bisogno continuo del nostro intervento, si arriva alle 7 del mattino stravolti. Molto spesso i pazienti chiamano anche soltanto per chiedere che ora è: trattandosi in particolare di persone anziane è comprensibile la paura della notte, del buio e magari cercano in noi anche il conforto per uscire dalla solitudine in cui la notte li getta. Per questo si arriva al mattino, alla fine del proprio turno, stravolti. Per questo motivo penso che i turni di lavoro andrebbero rivisti anche in considerazione che ormai noi infermieri siamo pochi e mal supportati dalle figure giuste al posto giusto.
 

P.: La dotazione dei materiali e medicinali che ricevete per le esigenze dei malati sono sempre sufficienti?

A.: Se parliamo di materiale in dotazione alla sanità ti dico che è pessimo oltre ad essere di pessima qualità. Chi ne fa le spese, anche in questo caso, sono i pazienti e gli operatori sanitari. Parliamo, ad esempio, dei cerotti: sono obsoleti, mettere un ago ad un paziente di 90 anni  poco cosciente e poco coerente con un cerotto facilmente rimovibile significa trovarlo dopo pochi minuti in un mare di sangue, costretto a fargli un altro buco nella pelle. Questo raddoppia, e a volte triplica, il nostro carico di lavoro e aumenta, ovviamente, la sofferenza dei pazienti a causa dei presidi che non sono all’altezza della situazione.  Per quel che riguarda i farmaci, invece, molto spesso i pazienti sono costretti a portarseli da casa  se seguono delle terapie particolari di cui, ovviamente, l’ospedale non è fornito e la terapia non può essere somministrata.

L’ospedale ha solo determinati farmaci e non possono essere ordinati per un singolo paziente (si potrebbe con una ricetta bianca, ma questo  sarebbe un vero delirio considerando tutti i pazienti che ci sono). Purtroppo nella Sanità troppe persone mangiano a discapito dei pazienti e degli operatori sanitari. Noi, poi, però, dobbiamo far fronte a tutte le esigenze dei pazienti, alle richieste che ci vengono fatte dai parenti, rispondere alle ovvie domande sul perchè mancano i farmaci e i materiali. Ogni attimo siamo bombardati, siamo, alla fine, il capro espiatorio su cui riversare le frustrazioni contro un sistema che non funziona.

L’intervista ad Alessia, che ci svela i retroscena della Sanità, prosegue nella prossima pagina.

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