Sanità a pagamento per gli italiani all’estero, ecco come funziona la proposta all’esame del Parlamento

Una proposta in Parlamento consentirebbe agli italiani residenti all'estero di continuare a beneficiare della sanità dietro pagamento.
8 mesi fa
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Sanità a pagamento per gli italiani all'estero?
Sanità a pagamento per gli italiani all'estero? © Licenza Creative Commons

La spesa sanitaria tiene alto da tempo il confronto politico. E nei giorni scorsi è arrivato l’intervento duro della Corte dei Conti sul decreto Pnrr, che ridurrebbe i fondi destinati alla salute pubblica attraverso la rimodulazione. La sua incidenza sul Pil italiano è sotto la media europea. Per quest’anno, dovrebbe attestarsi al 6,2% contro più del 7% nell’Unione Europea. In valore assoluto, una crescita di 2,8 miliardi a 133 miliardi di euro. Ma in rapporto al Pil si registrerebbe una discesa dello 0,2%. Ed è di questi giorni la proposta del deputato di Fratelli d’Italia, Andrea Di Giuseppe, eletto nella circoscrizione America Settentrionale e Centrale, che consentirebbe agli italiani residenti all’estero di continuare a beneficiare dei servizi offerti dalla nostra sanità, ma a pagamento.

Sanità a pagamento per gli iscritti all’Aire

La proposta è stata depositata alla Commissione Sanità e affari sociali della Camera. Prevede quanto segue: ad oggi, gli iscritti all’Anagrafe per gli italiani residenti all’estero (Aire) sono sei milioni e non possono accedere alle cure sanitarie nel Bel Paese gratuitamente. Se passasse la proposta, verrebbe introdotto uno schema di sanità a pagamento. In pratica, continuerebbero ad avere diritto alle prestazioni sanitarie, ma versando allo stato una cifra annuale ancora da fissare. L’importo sarebbe eventualmente deciso da un Dpcm.

Verso un importo forfetario

Il ragionamento è questo. Ogni anno un italiano spende nella sanità qualcosa come quasi 3.000 euro. Di questi, circa 2.200 euro sono a carico dello stato. Il costo a carico del privato è salito nel 2022 sopra 40 miliardi, segno che anche i residenti abbiano grosse difficoltà a beneficiare per intero delle prestazioni a cui avrebbero teoricamente diritto. Parliamo di cittadini che pagano le tasse e contribuiscono alla vita economica dell’Italia. Il fenomeno delle infinite liste di attesa la dice lunga sull’efficienza del servizio, specie in alcune aree del Paese.

Dunque, come funzionerebbe questa “sanità a pagamento” per gli italiani all’estero? Questi, ragiona il deputato della maggioranza, verosimilmente trascorrono nel nostro Paese un periodo marginale dell’anno e, pertanto, non si può chiedere loro di versare un importo di 3.000 euro come se accedessero alle cure sanitarie al pari dei loro concittadini residenti. Potremmo ipotizzare, tuttavia, un versamento dimezzato, all’incirca di 1.500 euro. Se tutti aderissero, si stima che lo stato italiano incasserebbe 8,9 miliardi. Sarebbe una boccata di ossigeno per i conti pubblici e specialmente proprio per la sanità.

Iscritti all'Aire in 6 milioni
Iscritti all’Aire in 6 milioni © Licenza Creative Commons

Iscrizioni all’Aire senza più timori

Ovviamente, le adesioni non saranno al 100%. Questo schema, poi, secondo Di Giuseppe, farebbe emergere la reale entità del fenomeno degli italiani all’estero. Molti nostri connazionali non si iscrivono all’Aire per paura di perdere il diritto alle prestazioni sanitarie in patria. In questo modo, potrebbero farlo senza alcun timore. E contribuirebbero a mantenere la sanità con un sistema a pagamento. Nulla di scandaloso – anzi – trattandosi di estendere e non di restringere un diritto.

Dal 2024 salito il costo per gli stranieri in Italia

Del resto, non si capisce perché molti degli italiani all’estero contraggano polizze assicurative per coprirsi nei casi di malattia e non abbiano una simile facoltà nel nostro Paese con riferimento alla sanità pubblica. Il governo di Giorgia Meloni era già intervenuto su questo tema delicato con la legge di Bilancio per il 2024. Stavolta, si trattava del caso opposto: i cittadini extra-comunitari con permesso di soggiorno non superiore a 90 giorni. Dovranno versare da quest’anno una cifra forfetaria di 2.000 euro all’anno per accedere alla sanità. Gli studenti verseranno solo 700 euro e i lavoratori alla pari 1.200 euro.

Fino allo scorso anno e sin dal 1998 era stato introdotto uno schema che prevedeva il pagamento in base al reddito.

Per studenti e lavoratori alla pari si trattava di qualche centinaia di euro. La norma chiaramente non vale per chi possiede un permesso di soggiorno per periodi superiori ai 90 giorni, i quali sono iscritti obbligatoriamente al Servizio sanitario nazionale.

Cure sanitarie sempre più costose
Cure sanitarie sempre più costose © Licenza Creative Commons

Curarsi costa sempre più

La sanità sarà sempre più un tema centrale nel dibattito pubblico. La popolazione invecchia e la domanda di prestazioni sale di anno in anno. Curarsi costa e allo stato si richiedono risorse sempre più ingenti. Bisognerà trovarne di nuove per evitare di gravare eccessivamente sulla fiscalità generale. L’idea di spingere sempre più famiglie che possano permetterselo a rivolgersi alle cure del settore privato, se da un lato appare quasi ovvia, dall’altro non lo è affatto. Chi contribuisce con le proprie tasse a mantenere il servizio sanitario dello stato, si vedrebbe costretto a pagare due volte. E questo è un rischio che si corre, dato che una estrema minoranza di contribuenti (14%) versa oltre il 60% del gettito Irpef. Pur pagando per tutti, incide relativamente poco a livello numerico e la sua voce spesso resta inascoltata.

Sanità a pagamento, servono nuove entrate

Gli stranieri residenti per periodi brevi e gli italiani all’estero possono essere una fonte di accesso a nuove risorse con l’introduzione di schemi di sanità a pagamento. Certo, se il servizio sanitario si mostra lento e inefficiente, le adesioni dagli iscritti all’Aire non saranno granché. A quel punto sarebbe meglio aderire ad una polizza privata per i periodi in cui si torna nel Bel Paese. E almeno in quel caso si avrebbe titolo per pretendere una prestazione veloce ed efficace. Di sicuro c’è che la sanità non è mai “gratuita” come spesso la intendiamo anche senza volerlo. C’è sempre qualcuno a sostenere i costi, cioè sempre noi nelle vesti di contribuenti.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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