Perché Italia e Grecia non alzeranno la voce
Gli unici due leader, che in teoria potrebbero metterla in discussione sarebbero Renzi e Alexis Tsipras, ma entrambi sono o saranno presto accontentati su altri fronti. In particolare, Roma difficilmente creerà una frattura politica così rilevante in seno alla UE, dopo avere incassato un assegno di quasi 14 miliardi di euro, grazie alla “flessibilità” concessa dalla Commissione europea sui conti pubblici di quest’anno.
Niente è gratis in politica e questo lo sa benissimo anche il nostro premier, che al voto sulle sanzioni non potrà che accodarsi agli altri leader europei, anche perché passi in avanti da parte di Mosca non ne sono stati compiuti sull’occupazione della Crimea. Lo stesso vale per la Grecia, che in queste settimane sta trattando con il resto dell’Eurozona sia le misure necessarie per ottenere la prossima tranche di aiuti da 9 miliardi, sia una ristrutturazione del debito pubblico nelle mani dei governi dell’area, pari a oltre 200 miliardi. Atene non è affatto nelle condizioni di alzare la voce e di irritare alcuno in Europa. Anzi, sa che la Germania sta mostrandosi ben più paziente di quanto non voglia, vista l’emergenza profughi che sta colpendo, in particolare, proprio le isole elleniche, oltre agli altri problemi in atto nel Vecchio Continente.