Sanzioni fiscali per colpa del commercialista: chi non controlla paga (Cassazione)

Nel rapporto con il commercialista, fidarsi non basta: vigilare è fondamentale per evitare sanzioni e responsabilità fiscali dirette.
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1 settimana fa
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controllare commercialista
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Nel panorama complesso delle relazioni professionali, uno degli ambiti più delicati è certamente quello fiscale. La gestione delle imposte, dei bilanci e degli adempimenti tributari rappresenta una sfida continua per le imprese, non solo per la complessità della normativa, ma anche per le inefficienze burocratiche che spesso rallentano o complicano i rapporti con la Pubblica Amministrazione. In questo contesto, il ruolo del commercialista si rivela essenziale, ma anche potenzialmente rischioso, soprattutto quando il professionista incaricato viene meno ai propri doveri.

Un recente caso giudiziario, risolto con la Sentenza n. 7712/2025 della Corte di Cassazione, ha riportato al centro dell’attenzione la necessità di controllare il commercialista anche quando si ritiene di aver affidato le proprie pratiche fiscali a mani esperte.

Il caso sul controllo commercialista: omessa dichiarazione

La vicenda giudiziaria nasce da un accertamento dell’Agenzia delle Entrate a carico di un contribuente, al quale veniva contestata la mancata presentazione della dichiarazione dei redditi. In seguito al controllo, l’amministrazione finanziaria aveva ricostruito il reddito percepito attraverso i dati forniti dai modelli 770 presentati dai clienti, obbligati a operare la ritenuta d’acconto. Da qui era scaturito un avviso di accertamento, con conseguenti sanzioni a carico del contribuente.

Il contribuente, però, non era stato l’autore diretto dell’omissione. La responsabilità era da attribuire al commercialista incaricato, il quale aveva omesso l’invio delle dichiarazioni a causa di inefficienze interne al proprio studio. Durante un procedimento penale connesso, il professionista aveva ammesso di non aver rispettato gli obblighi per via di problemi organizzativi imputabili ai collaboratori. Nonostante ciò, i giudici di merito avevano deciso di ridurre le sanzioni al 50%, senza però escludere del tutto la responsabilità del contribuente.

Il ricorso in Cassazione

Il contribuente ha successivamente impugnato la sentenza in Cassazione, sostenendo che l’intera responsabilità dell’inadempimento dovesse ricadere sul commercialista. A sostegno della propria tesi, ha richiamato l’art. 6, comma 3 del Decreto Legislativo n. 472/1997, secondo cui le sanzioni non si applicano quando il contribuente dimostri che la violazione sia dovuta a causa di forza maggiore o a fatto imputabile esclusivamente ad altri.

Secondo il ricorrente, il comportamento negligente del professionista – che aveva addirittura falsificato i modelli F24 per mascherare le omissioni – avrebbe dovuto costituire un’esimente piena da qualsiasi responsabilità personale.

Il verdetto della Cassazione: dovere di vigilanza

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato il ricorso, confermando un principio ormai consolidato nella giurisprudenza tributaria: la responsabilità fiscale non può essere automaticamente trasferita sul professionista incaricato, se non viene fornita la prova che il contribuente abbia effettivamente esercitato un’adeguata attività di controllo.

Secondo i giudici, anche in presenza di una truffa o di un comportamento fraudolento da parte del consulente, il contribuente è tenuto a dimostrare non solo l’assenza di colpa, ma anche di aver vigilato costantemente sull’operato del commercialista. In altre parole, la semplice delega degli obblighi fiscali non libera dall’obbligo di sorveglianza: controllare il commercialista diventa quindi una forma di tutela imprescindibile.

Le implicazioni pratiche dell’omesso controllo sul commercialista

Il caso esaminato dalla Corte di Cassazione evidenzia come l’affidamento, anche a un professionista qualificato, non sia sufficiente per sottrarsi alle responsabilità tributarie. La delega di funzioni fiscali deve infatti essere accompagnata da verifiche periodiche, dalla richiesta di documentazione che attesti l’avvenuto invio delle dichiarazioni, e dalla conservazione ordinata delle ricevute telematiche.

Nel caso specifico, la falsificazione dei modelli F24 aveva contribuito a rendere meno riconoscibile il comportamento fraudolento del professionista, ma questo non ha escluso la colpa del contribuente, che non aveva esercitato un controllo sufficiente.

Una riflessione più ampia: professionisti e affidabilità

Il rapporto con il commercialista è spesso improntato alla fiducia, ma questa deve essere supportata da strumenti di verifica. Affidarsi completamente, senza stabilire un sistema di riscontro, può trasformare una collaborazione professionale in un rischio. Anche i migliori consulenti possono commettere errori, o trovarsi in difficoltà operative che incidono sul servizio offerto. In casi estremi, come quello trattato nella sentenza, possono addirittura esserci condotte dolose.

La responsabilità patrimoniale e sanzionatoria, però, ricade comunque sull’intestatario delle dichiarazioni fiscali. Ecco perché controllare il commercialista non rappresenta una mancanza di fiducia, ma una buona prassi aziendale e personale.

Omesso controllo sul commercialista: una lezione di prudenza fiscale

L’insegnamento che emerge dalla pronuncia della Cassazione è chiaro: in ambito fiscale, la diligenza del contribuente non si esaurisce nella scelta di un professionista esperto. Serve anche attenzione, vigilanza e un rapporto trasparente e documentato con chi gestisce gli adempimenti tributari. Questo è l’unico modo per proteggersi non solo da errori, ma anche da eventuali condotte fraudolente, evitando così di incorrere in sanzioni, accertamenti e contenziosi.

Alla luce di ciò, controllare il commercialista non è un’opzione, ma una necessità, che può fare la differenza tra una gestione serena e una piena di insidie.

Riassumendo

  • Il contribuente è responsabile se non vigila sull’operato del commercialista.
  • Affidare gli obblighi fiscali non esonera dal dovere di controllo.
  • La Cassazione conferma l’onere della prova sull’assenza di colpa del contribuente.
  • Anche comportamenti fraudolenti del consulente non bastano senza verifica attiva.
  • Controllare il commercialista è una pratica necessaria per tutelarsi fiscalmente.
  • La fiducia nel professionista va sempre accompagnata da riscontri concreti e documentati.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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