Nell’agosto del 2020, un ignoto investitore destinò 8.000 dollari per l’acquisto di 70.000 miliardi di Shiba Inu, una nuova “criptovaluta” lanciata proprio in quei giorni sul mercato. Nell’ottobre dello scorso anno, cioè a distanza di appena 400 giorni, quell’investimento era salito a un valore di 5,7 miliardi di dollari e, giustamente, l’uomo iniziò a vendere parte del suo portafoglio per monetizzare i guadagni. E il prezzo inevitabilmente subì un tonfo verticale nelle sedute in cui ciò avvenne.
Performance di Shiba Inu nel 2021
Shiba Inu è una delle cosiddette crypto-meme di maggiore successo.
Sono cifre impressionanti, che hanno anche del ridicolo. Anzitutto, bisogna ammettere che questi guadagni siano perlopiù virtuali. E non è difficile capirne la ragione. Se i possessori di Shiba Inu corressero a rivendere anche solo parte dei rispettivi portafogli, il prezzo si azzererebbe. Per questo, il “whale” virtualmente miliardario ha dovuto procedere con estrema cautela e, comunque, provocando terremoti sul mercato. Anche per questo, nonché seguendo il trend generale del mercato delle crypto, Shiba Inu perde i due terzi del suo valore dal picco massimo di sei mesi fa.
Possibile replicare lo stesso boom del prezzo?
Ad ogni modo, sarebbe possibile replicare la performance del 2021? Per rispondere a tale interrogativo, chiediamoci a quale prezzo salirebbe un token Shiba Inu registrando un nuovo aumento di quel tipo. Ieri, il prezzo valeva 0,00002208 mentre scrivevamo. Bissando il boom dello scorso anno, schizzerebbe a 6 euro. In confronto ai 37-38.000 euro attuali di Bitcoin, il nulla. Ma moltiplicando il prezzo per tutti i 589,7 mila miliardi di token in circolazione, si arriverebbe a una capitalizzazione complessiva di 3,5 milioni di miliardi.
Praticamente, il mercato di Shiba Inu dovrebbe valere circa 9 volte l’intera ricchezza mondiale. Ora, capite benissimo che questa sia una prospettiva alquanto remota. Viviamo in un mondo in cui tutto può accadere, ma francamente strappa una risata immaginare che un asset sconosciuto alla quasi totalità della popolazione sulla Terra possa arrivare a valere così tanto. Non basterebbe, in effetti, che ciascun essere vivente vendesse tutti i propri averi (case, terreni, titoli azionari, oro, ecc.) per ottenere la somma necessaria ad acquistare Shiba Inu a 6 euro.
Speranze dal “burning” su Shibaverse
Qualche speranza arriverebbe dal processo di “burning”, attraverso il quale la quantità di token in circolazione è ridotta. Sul metaverso della “criptovaluta”, chiamato Shibaverse, è possibile acquistare terreni virtuali e ridenominarli pagando in Shiba Inu. I token così spesi sono “distrutti” e vanno a ridurre quelli circolanti. Mantenendo l’attuale capitalizzazione, però, a un prezzo di 6 euro i token dovrebbero ridursi a soli 2 miliardi, -99,96%. E anche questa ipotesi appare molto improbabile, presupponendo che un numero eclatante di utenti scelga di buttarsi su Shibaverse.
In definitiva, la performance passata di Shiba Inu è stata spettacolare e ha verosimilmente permesso a molti piccoli investitori di guadagnare cifre ragguardevoli in brevissimo tempo. Tuttavia, replicare gli stessi numeri non sembra pensabile. Ciò non toglie che questo token possa continuare a crescere di prezzo anche a doppia o tripla cifra. Ad esempio, se salisse del 1.000%, la capitalizzazione si porterebbe sui 130 miliardi, un sesto dell’attuale valore complessivo dei Bitcoin. E sarebbe lo stesso guadagno registrato dall’indice S&P 500 negli ultimi 30 anni. Scusate se è poco.