Vivi in una delle città più benestanti e anche più care d’Italia, a quattro passi dalla Svizzera, e svolgi un lavoro – addetto ad un call center – notoriamente non ben retribuito. Un giorno, frughi tra gli oggetti lasciati in eredità dalla nonna e in una cassapanca scopri la ragguardevole cifra di 161 milioni di vecchie lire. Al cambio di 1.936,27, circa 83.150 euro. Non ti faranno diventare ricco, ma perlomeno ti consentiranno di toglierti qualche soddisfazione o di dormire un po’ più tranquillo la notte.
Scambiare lire in euro, risposta choc di Bankitalia
Il signor Lorenzo sarà rimasto amareggiato e forse sorpreso nel sentire rispondere dall’ente che la conversione non può più essere effettuata. Infatti, il mucchio di denaro che la nonna aveva accumulato non ha più alcun valore legale. Per lo stato italiano, vale meno di un rotolo di carta igienica. Eppure, 161 milioni di lire valevano qualcosa come oltre 125 mila euro di oggi agli inizi del 2002, quando avvenne il passaggio dal vecchio conio alla moneta unica. Il calcolo tiene conto dell’inflazione di questi ventidue anni trascorsi.
Pensate ad una donna, presumibilmente anziana, che aveva messo da parte come una formichina mese dopo mese i suoi risparmi con la speranza di lasciarli ai figli e ai nipoti.
Prescrizione dal 2012
Il signor Lorenzo si è rivolto all’associazione Giustitalia per presentare ricorso legale. Passerà tempo e quasi certamente Bankitalia avrà la meglio. Scambiare lire in euro non è più, ahi noi, possibile sin dal 2012. Che si tratti di banconote o monete, dopo quell’anno la conversione non può formalmente avvenire in virtù di una legge dello stato. In pratica, a tutti noi italiani fu concesso un periodo di dieci anni, trascorso il quale è arrivata la prescrizione. Risparmi in fumo! Così ha stabilito il Parlamento, che ricordiamo essere nato per rappresentare noi cittadini e non per imporre regole senza alcun senso.
Quale sarebbe la ratio dietro questa decisione? La moneta è per chi la emette (Bankitalia con la lira) un debito. Possiamo comprendere che il legislatore abbia voluto ridurre le incertezze, evitando che indefinitamente Palazzo Koch non conoscesse l’entità delle proprie passività. Senza una prescrizione dai tempi certi, probabile che molti più italiani non si sarebbero ad oggi recati a scambiare lire in euro. Anche se, a volercela dire tutta, non è che fossero in tante le famiglie a potersi permettere di tenere nel cassetto un gruzzoletto infruttifero.
Rigidità unica in Italia
L’associazione Giustitalia fa notare che, a fronte della prescrizione imposta per legge sin dal 2012, il Codice Civile la fissa dal momento in cui il cittadino può far valere il proprio diritto. Nel caso del signor Lorenzo, scatterebbe dalla data del ritrovamento della somma. Poco importa, perché la ragion di stato quasi sempre ha la meglio sui diritti individuali. Il punto è capire cosa abbia spinto il legislatore italiano ad applicare la normativa più rigida di tutta l’Eurozona in materia. Siamo l’unico Paese in cui esiste una tale rigidità assoluta. Pensate che in Germania i tedeschi potranno sempre recarsi negli uffici della Bundesbank per effettuare la conversione tra marchi ed euro.
In generale, si nota che negli stati del Nord Europa la corsa alla prescrizione non c’è o non esiste proprio una scadenza entro cui scambiare le vecchie banconote e monete con gli euro. Al Sud c’è stata, invece, una fretta a dir poco rivelatrice del nostro complesso di inferiorità. Quasi a voler testimoniare il rifiuto di un passato da cui prendere le distanze ad ogni costo.
Scambiare lire in euro impossibile? Sfiducia nella moneta
E, invece, sapete qual è il risultato di questa ingiustizia nei confronti di chi oggi non può più scambiare lire in euro? La sfiducia generale verso la moneta. La gente giustamente si chiede se un giorno non possa accadere lo stesso con le attuali banconote e pensa magari che hanno ragione coloro che decidano di investire in oro o altri asset fisici. Perché nessuno potrà mai imporre per legge che una collana non valga nulla, mentre con un colpo di penna può azzerare il valore legale di anni di sacrifici.