Mattarella versus Renzi su scandalo banche?
Il segnale per Renzi, dunque, non è stato positivo, per quanto non pubblico. Il capo dello stato ha impedito che rotolasse la testa di un uomo evidentemente sgradito al premier, fermandone la “decapitazione”. Ma perché? Alla base di questo gesto potrebbero nascondersi diverse ragioni. La prima è di opportunità: se Visco si fosse dimesso, sarebbe stato il secondo governatore consecutivo a cadere per uno scandalo sorto all’interno del nostro sistema bancario. Esattamente 10 anni fa aveva dovuto lasciare Antonio Fazio per il cosiddetto caso dei “furbetti del quartierino”.
Troppo per la credibilità di un’istituzione, che non dimentichiamo far parte del board della BCE e che, quindi, al pari delle altre, decide sulla politica monetaria dell’Eurozona. Quale peso contrattuale avrebbe la nostra banca centrale nelle trattative con le altre in Europa, se per la seconda volta in un decennio, il suo maggiore rappresentante fosse dimessosi per le accuse di omessa vigilanza, carenza e inaffidabilità dei controlli, o peggio, per un paventato coinvolgimento nelle vicende che conosciamo? In questi mesi, la Bundesbank ha chiesto che i
titoli di stato in pancia nelle banche dell’Eurozona non siano più valutati a rischio zero, perché ciò distorcerebbe il mercato del credito in favore dei bond governativi e a discapito dei prestiti all’economia reale. Una posizione non certo stramba, ma che creerebbe parecchi problemi nell’immediato all’Italia, dato che le nostre banche si sono riempite in questi anni di BTp per oltre 400 miliardi di euro, un valore doppio di quello di appena 4 anni fa. Ne risentirebbe anche il costo di rifinanziamento del nostro
debito pubblico, perché il Tesoro potrebbe fare minore affidamento sugli istituti nazionali, dovendo ricercare altrove la domanda per le sue emissioni.