Dalle ore 8 di questa mattina, Gazprom ha fermato le erogazioni di gas a Polonia e Bulgaria. La notizia era stata battuta ieri dal sito polacco Onet ed era stata confermata dallo stesso colosso russo. Sebbene non si conoscano formalmente le ragioni di tale blocco, l’azienda distributrice di Varsavia, PGNiG ritiene che la causa sia il rifiuto di pagare il gas in rubli. Polonia e Bulgaria si erano espresse ufficialmente contro tale richiesta. PGNiG ha anche dichiarato che farà ricorso contro quella che ritiene essere una violazione del contratto Yamal, che lega Polonia e Russia sin dal 1996 sul gas.
La sensazione è che Mosca voglia inviare un segnale minaccioso a tutta l’Europa per convincerla ad accettare i pagamenti del gas in rubli. Dietro vi sarebbe anche la necessità di ammorbidire le posizioni di Bruxelles sulla guerra in Ucraina. Già nel tardo pomeriggio di ieri il prezzo del gas era salito sopra 110 euro per mega-wattora. Nella mattinata odierna, risultava assestarsi in area 113-114 euro. Un balzo del 24% in 24 ore.
Biden ora frena sull’embargo
La Germania ha, intanto, fatto sapere che l’embargo totale contro il petrolio russo sarebbe “gestibile”. Il governo tedesco è diviso sullo stop immediato alle importazioni, con i liberali della FDP a mostrarsi contrari e i Verdi favorevoli. Il Regno Unito sollecita, invece, uno stop entro l’anno anche alle importazioni di gas.
Paradossale la posizione dell’amministrazione Biden, la quale per il momento frena sull’embargo energetico, temendo che l’esplosione delle quotazioni del petrolio possa nuocere al Partito Democratico in vista delle elezioni di metà mandato del novembre prossimo. Il presidente ha paura di perdere il controllo di entrambi i rami del Congresso.
L’Europa è a rischio crisi energetica più che mai. Va detto che la Polonia non rischierebbe di restare a corto di gas nelle prossime settimane.
Scatta l’emergenza gas, è crisi energetica
Ma il resto d’Europa inizia ad implementare i piani d’emergenza. Spagna e Portogallo hanno notificato alla Commissione europea l’imposizione di un tetto al prezzo del gas fissato a 40 euro per mega-wattora, che salirà successivamente a 50 euro. Anche l’Italia vorrebbe battere la stessa strada, con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ad essersi da poco espresso in tal senso.
Germania e Italia sono i paesi europei più colpiti dall’emergenza gas, dato che la prima lo importa dalla Russia per il 55% del totale e il nostro Paese per circa il 40%. Il tour africano di Di Maio e il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a dire il vero non è andato come previsto. Ad oggi, abbiamo strappato l’impegno dell’Algeria di fornirci 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno in più entro i prossimi anni. Peccato che la Russia ce ne fornisca ben 29 miliardi di metri cubi ogni anno, per cui all’appello mancano 20 miliardi.