Lo schema Ponzi di Madoff attirava clienti investitori con il trucco dell’esclusività

L'ideatore della "truffa del secolo" è morto ieri in carcere. Era stato condannato a una pena di 150 anni.
4 anni fa
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Come funzionava lo schema Ponzi di Madoff

Bernard Madoff, l’ideatore del gigantesco schema Ponzi nella finanza, è morto ieri all’età di 82 anni nel carcere federale di Butner, nel North Carolina. Era detenuto dal 2009, anno in cui venne condannato a una pena di 150 anni. Tra le sue vittime più illustri troviamo l’attore Kevin Bacon, il regista Steven Spielberg e il giocatore di baseball Sandy Koufax. Ma anche banche come HSBC, Royal Bank of Scotland e Nomura rimasero scottate dalla maxi-truffa.

Madoff nacque nel 1938 nel Queens, a New York, da una famiglia di origine ebraica.

Prima di dedicarsi per quattro decenni a costruire quello che il giudice Denny Chin, nella sentenza di condanna del 2009, riconobbe essere lo schema Ponzi più grande della storia, era un semplice bagnino. Con i primi soldi guadagnati grazie a questo umile lavoro e avvalendosi delle amicizie del suocero, mise su la Bernard L Madoff Investment Securites nel 1960.

Come funzionava lo schema Ponzi di Madoff

La società agiva da broker nella compravendita di azioni e divenne tra le più grandi del suo campo. La fama di Madoff lo portò a diventare presidente del Nasdaq, l’indice della borsa americana in cui si quotano le società tecnologiche. Ma lo schema Ponzi era stato già messo in piedi sin dagli anni Settanta, sebbene la giustizia sia stata in grado di accertare la truffa a partire dagli anni Novanta. Ecco come funzionava. Madoff prometteva ai clienti rendimenti a doppia cifra, generalmente tra il 10 e il 12%, attraverso un sistema d’investimento tutto proprio e di cui assicurava il funzionamento.

In realtà, i primi clienti venivano pagati con il capitale versato dai clienti successivi, così come accade per qualsiasi classico schema Ponzi. Questi prende il nome di Carlo Ponzi, un emigrato italiano che nel 1918 organizzò una maxi-truffa ai danni dei connazionali e che di fatto consisteva in una catena di Sant’Antonio della finanza.

Ma il metodo Madoff fu geniale nel suo essere criminale: egli non adescava gente ignorante, bensì personalità famose e spesso con dimestichezza nel mondo degli affari, così da diffondere l’immagine di una società d’investimenti d’élite e sicura.

Anzi, nei decenni di attività la società fece intendere che senza conoscenze di un certo livello non fosse neppure possibile portare i propri capitali da Madoff. In sostanza, si trattava in apparenza di un club esclusivo. E per quanto l’affare puzzasse di schema Ponzi, le autorità investigarono per ben otto volte il sistema Madoff, non riuscendo a trovare irregolarità. Tutto procedette liscio fino al dicembre del 2008, quando scattarono gli arresti. Tre mesi prima, il crac di Lehman Brothers aveva scatenato il panico nelle borse di tutto il mondo. Esplodeva ufficialmente la più grande crisi finanziaria dal 1929.

La scoperta della truffa Madoff con la crisi finanziaria

In questo clima, i clienti di Madoff corsero a ritirare 7 miliardi di dollari. E lo schema Ponzi saltò a galla. In teoria, l’uomo millantava asset gestiti per 65 miliardi, ma nella realtà non si superarono mai i 20 miliardi. Il resto era frutto delle fantasie di Madoff. Fatto sta che quando i nuovi capitali in ingresso risultarono nettamente inferiori alle richieste di riscatto, il castello di carte crollò in un secondo. Una mattina di dicembre, l’uomo confessò ai figli Mark e Andrew che la società non aveva un dollaro e che tutta la loro attività era una truffa. L’avvocato fu costretto a informare le autorità e la mattina dell’11 dicembre, quando Madoff era ancora in accappatoio, gli agenti dell’FBI irruppero a casa sua per arrestarlo.

Per i primi mesi, l’ormai ex finanziere trascorse gli arresti ai domiciliari, ma a quasi un anno di distanza arrivò la sentenza di condanna.

La famiglia fu travolta dalla tragedia. Il figlio Mark si suicidò a due anni esatti dalla condanna, mentre Andrew morì nel 2014 per cancro. E il fratello Peter veniva nel 2012 condannato a 10 anni, riconosciuto corresponsabile dello schema Ponzi, pur dichiarandosi ignaro dei fatti addebitatigli. Nel frattempo, la moglie lasciava New York per tornare a Greenwich, nel Connecticut.

Nel febbraio 2020, Madoff presentò istanza di scarcerazione per un cancro ai reni, che gli avrebbe lasciato meno di 18 mesi di vita. Ma i giudici si mostrarono inflessibili e gli negarono gli arresti domiciliari per l’ultima fase della sua vita. Del resto, il giudice che lo aveva condannato a 150 anni di reclusione ebbe a dichiarare che la sentenza avesse obiettivi morali, finalizzata a ripristinare la fiducia delle famiglie nel mercato e che si fosse assicurato che l’uomo restasse in carcere fino all’ultimo dei suoi giorni.

Il clima di caccia alle streghe nel 2008

Forse, non si capirebbe molto di questo accanimento verbale contro Madoff senza tornare a quell’infausto 2008. Lo schema Ponzi fu scoperto in mesi di grandissima tensione, con l’opinione pubblica scioccata e arrabbiata nera con il mondo della finanza e delle banche, reo di avere tradito la fiducia dei piccoli investitori con marchingegni come i titoli tossici in cui erano stati “impacchettati” i tristemente noti mutui “subprime”. Se vogliamo, Madoff restò vittima di un clima di odio contro “avvoltoi” e truffatori veri e propri come lui. Non che non meritasse il biasimo pubblico di cui fu oggetto, semplicemente non vi fu mai nei suoi confronti anche solo un gesto di pietà.

E se vogliamo, lo schema Ponzi di cui fu ideatore ed esecutore materiale non è stato nemmeno il più grande della storia. Qualche anno prima era stato preceduto dal caso Enron, quella probabilmente sì la più gigantesca truffa mai avvenuta sui mercati. Per intenderci, una sorta di Parmalat al quadrato. Del caso Madoff resta la consapevolezza che gli allocchi siano esistiti, esistano ed esisteranno sempre.

Vuoi per avidità, ignoranza o anche solo per la pretesa di ottenere il massimo rendimento con il minimo rischio, molti piccoli investitori – ma spesso anche più grandi – ciclicamente affidano i loro capitali nelle mani di ciarlatani abili a crearsi un’aura di scaltrezza e capacità superiori alla media.

Perché di piccoli Madoff è pieno il mondo

Sono i famosi guru della finanza, i quali spesso vengono travolti al primo sintomo di stress sui mercati. E non si pensi che con l’accresciuta informazione finanziaria siano venute meno le condizioni per creare uno schema Ponzi o che si siano almeno indebolite. Al contrario, di piccoli e più o meno grandi Madoff è pieno il mondo della finanza. La loro principale abilità consiste nel creare cerchie presunte “esclusive” di clienti, per entrare nelle quali la classe medio-alta fa a pugni. Il solo fatto di appartenere a un club ristretto di investitori fa pensare a molti di stare dalla parte della ragione, dei vincitori, distinguendosi dalla massa informe, brontolona, ignorante e un po’ sfigata.

Lo schema Ponzi è sempre dietro l’angolo quando la razionalità lascia il posto all’emotività, quando l’analisi viene soppiantata dalla bieca fiducia in un sistema o uomo. Certo, se pensiamo che colui che diede involontariamente il nome a questo genere di truffe promettesse rendimenti del 400%, diremmo che Madoff sia stato quasi misurato. E qui viene il bello, anzi il brutto. In un’era di tassi azzerati, anche promettere un rendimento annuo del 4-5% potrebbe celare la costruzione di uno schema Ponzi. Semplicemente, i numeri non danno nemmeno nell’occhio, non essendoci ancora del tutto abituati al “new normal” dei mercati. Truffatori alla Madoff hanno e avranno vita ancora più facile di questi tempi.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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