Scherzi telefonici: cosa si rischia quando le vittime sono anziani?

Cosa si rischia se la vittima di uno scherzo telefonico ha un infarto e muore?
8 anni fa
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Lo scherzo telefonico è una classica modalità per prendere in giro amici, parenti ma anche sconosciuti, per divertimento! Ma se risultano essere molesti ed insistenti, possono trasformarsi in tragedia.

Posso essere condannato a causa di uno scherzo? Se il destinatario dello scherzo si sente fortemente minacciato nella sua sfera privata, se, dunque, le telefonate avvengono con la finalità di interferire sgradevolmente, questa persona potrebbe sporgere querela.

L’autore dello scherzo a quel punto avrà ben poco da ridere, poichè ha commesso reato, definito come “molestie telefoniche”.

La pena prevista è l’arresto fino a sei mesi o l’ammenda fino a 516 euro. Anche se con il processo penale non si subisce arresto e se la parte lesa si dice pentita della querela ma il giudice dovesse alla fine del processo ritenere il caso “tenue”, la fedina penale rimarrebbe comunque sporca.

Se lo scherzo finisce male che rischi corro?

Ma se lo scherzo è andato oltre, ed ha procurato il decesso per infarto della vittima, l’autore dello stesso si ritroverà in una brutta situazione. È previsto dal nostro ordinamento che la condanna di omicidio è determinata dalla volontà e coscienza dell’individuo che lo ha commesso (dolo); oppure per negligenza, imprudenza o imperizia, (colpa).

Bisognerà chiarire se :

  •  Lo scherzo era volutamente determinato allo scopo di procurare il decesso della persona o era del tutto casuale?
  •  L’autore dello scherzo aveva previsto il rischio (per ipotesi) che poteva provocare alla vittima che rispondeva al telefono?
  •  L’autore dello scherzo telefonico ha provocato il decesso a causa di: negligenza, imprudenza o imperizia? La prima e la seconda ipotesi rientrano in omicidio doloso. La terza ipotesi è senz’altro omicidio colposo.

Quali sono i tipi di reati con “dolo”?

Vediamo, quindi, quali sono i reati con l’emento soggettivo del dolo:

  •  Il dolo intenzionale (anche detto diretto di primo grado) è la forma massima del dolo. Si ha quando l’evento costituisce il preciso fine di chi lo ha messo in atto. Es: ho determinato la morte di quella persona perché era il mio obbiettivo.
  •  Il dolo diretto (anche detto diretto di secondo grado, qualora si utilizzi per il dolo intenzionale la dicitura “diretto di primo grado”) è la forma di dolo intermedia. Si ha quando un soggetto prevede che l’evento si verificherà con alta probabilità, ne vuole l’accadimento ma come evento non principale, bensì collaterale e accessorio rispetto ad un fine principale difforme. Es: Ho determinato la morte di quella persona ma non era il mio obbiettivo primario anche se ho accettato il rischio che poteva succedere.
  •  colpa cosciente nel caso in cui un soggetto agente si rappresenti un evento nella propria mente come possibile ma astratto, cioè di poco probabile verificazione. La bassa probabilità di verificazione deve rappresentarsi a causa del fatto che il soggetto agente ritenga di sapere e potere evitare l’evento grazie alle sue capacità. Es: ho determinato la morte di quella persona ma ero certo che potevo evitarlo, nonostante ciò non ho fatto niente per evitarlo.

Secondo la Suprema Corte, una telefonata nel cuore della notte (per esempio), integra il reato di minaccia poiché mira ad intimidire la persona ignara che risponde al telefono.

Attenzione però, se la persona ci rimette la vita perché anziano o cardiopatico, il reato assume un altro peso; diventa reato . Resta solo da capire cosa deciderà il giudice in base alle testimonianze e ai fatti, per stabilire che tipo di reato è stato compiuto. L’unica attenuante è che se il destinatario della telefonata era sconosciuto e non si sapeva che fosse cardiopatico, non si verrà condannati con dolo

Bogdan Bultrini

Il 6 Giugno del 2000 fonda il quotidiano online InvestireOggi.it di cui cura la progettazione e l'aspetto grafico, coopera alle strategie editoriali assieme al team di caporedazione, e amministra il Forum. E' iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Roma.
Dopo una laurea conseguita in Ingegneria Elettronica presso La Sapienza di Roma, entra in IBM dove vi rimane per 6 anni e mezzo, affiancandovi sin dal 1999 l'attività di ricercatore ed esperto negli ambiti SEO, software CMS, software per communities e tecnologie web.
Appassionato di User Experience, fidelizzazione e psicologia degli utenti, si dedica allo studio delle statistiche di siti web e alla ricerca delle soluzioni per l'incremento del traffico.

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