I Tir si fermano, perché da lunedì 14 marzo inizia lo sciopero degli autotrasportatori indetto dall’Associazione Nazionale Autotrasportatori Professionali. Ed è a tempo indeterminato, per cui potrebbe durare a lungo, a meno che la categoria non riesca a trovare un accordo con il governo. Alla base delle proteste vi è il caro carburante. Un litro di benzina è volato verso 2,30 euro al litro, la diesel sta incollata e, in molti casi, supera il prezzo della verde.
I camionisti vorrebbero un intervento del governo sulle accise, anche perché su un prezzo di 2,20 euro per un litro di benzina, in tasse se ne vanno 1,13 euro, includendovi anche l’IVA.
Sciopero autotrasportatori contro accise
C’è già paura tra gli automobilisti, molti dei quali temono di restare a piedi durante la prossima settimana. In effetti, le consegne di carburante alle stazioni di servizio sono in forse. E lo sono anche quelle di svariati generi alimentari, i quali peraltro già risentono del calo delle esportazioni da Russia e Ucraina, i due granai d’Europa. La quantità di farina nei supermercati potrebbe ridursi anche considerevolmente nell’arco delle settimane, anche se non è il caso di scadere nel panico e di fare scorte. Questo atteggiamento, per quanto individualmente comprensibile, provocherebbe la carenza dei prodotti di base nei supermercati, un po’ come accadde nei primi giorni di lockdown del marzo 2020.
In ogni caso, lo sciopero degli autotrasportatori può impattare sui prezzi, mandandoli ancora più alle stelle di quanto non lo siano già. Lo scenario della stagflazione è nei fatti, non più uno spauracchio. Dal canto suo, il governo non può permettersi di abbassare le accise, semmai di sterilizzarne l’impatto oltre una certa soglia di prezzo della materia prima.