Disoccupazione e debito nodi irrisolti
Nel frattempo, la disoccupazione è scesa sì dai massimi storici (toccati sempre sotto l’attuale governo), ma è rimasta inchiodata sopra l’11% e intorno a queste percentuali rimarrà per almeno un altro biennio, stando agli organismi internazionali. A conti fatti, più di 2,5 milioni di persone in Italia sono e saranno a lungo alla ricerca di un lavoro. Tra gli under-25, la percentuale dei disoccupati sale vertiginosamente al 40%, intorno al doppio del periodo pre-crisi.
Il debito pubblico si è impennato al record storico del 133% del pil, mentre il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, parla di discesa.
Promesso taglio tasse, ma pressione fiscale sale
Il premier promette un taglio delle tasse, ma il suo governo ha aumentato la pressione fiscale a oltre il 44%, mentre ha garantito una flessibilità in uscita per le pensioni, che non è stato in grado di mantenere. L’ipotesi di un prestito pensionistico puzza di presa in giro per centinaia di migliaia di lavoratori, che semplicemente si vedrebbero decurtare per 20 anni l’assegno fino al 15%, in cambio di un pensionamento fino a 36 mesi prima dell’età prevista dalle norme.
Crisi banche e immigrazione
La crisi delle banche avrà inciso non poco. Nel novembre scorso, il governo ha salvato quattro piccole banche (Banca Etruria, Banca Marche, Carife e CariChieti), azzerandone le azioni e le obbligazioni subordinate. L’opinione pubblica ne è uscita scossa, anche perché uno degli istituti risultava guidato fino al commissariamento del febbraio 2014 dal padre del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi.
Non ultima, una gestione fallimentare dell’emergenza immigrazione, con l’Italia sostanzialmente isolata nella UE a sostenere il peso di migliaia di sbarchi dal Nord Africa, senza che il governo abbia compreso l’impatto che il fenomeno sta avendo sulle piccole realtà del nostro territorio nazionale, tra problemi di sicurezza a inquietudini sul terrorismo.