Dal 41% al crollo
Pochi giorni fa, Renzi fu fischiato dalla platea di Confcommercio, quando ha cercato di “venderle” la storia della ripresa dei consumi, grazie agli 80 euro del suo bonus Irpef. Spia di una stanchezza, forse, rispetto a un racconto trionfalistico su una ripresa economica che non c’è.
Il crollo del PD in queste elezioni è legato al trionfo alle elezioni europee nel maggio 2014. Due anni fa, appena insediatosi, Renzi riscosse il migliore risultato mai incassato da un partito italiano da almeno 60 anni, un credito, che milioni di elettori avevano riconosciuto al “rottamatore”, nella speranza che si trasformasse in risultati concreti per l’economia e non solo.
Renzi ha sprecato il credito degli elettori?
Dire che tale credito sia stato del tutto sprecato non sarebbe corretto, ma con il trascorrere dei mesi è cresciuta la disillusione degli italiani e già alle regionali di un anno fa, si era registrata una discreta flessione del PD alle urne. Ieri, il completamento del puzzle.
Recuperare il rapporto di fiducia tra Renzi e gli italiani non sarà facile. Il premier ha reagito alla sconfitta con l’offerta di un aumento della dose di “renzismo”, ma non comprendendo che gli elettori chiedono un cambio di passo sui principali temi dell’economia, su cui, va detto obiettivamente, il solo governo nazionale non può incidere più di tanto. Occupazione, crescita, pensioni, tasse, burocrazia, immigrazione, sicurezza restano nodi tutti irrisolti. Il racconto di questi ultimi mesi su un futuro raggiante alle porte non convince proprio nessuno. Da Trieste a Benevento, ieri ve n’è stata conferma.