E’ polemica sui social per uno scontrino da 43 euro battuto da un bar di Venezia, sito a Piazza San Marco, per due caffè e 2 bottigliette d’acqua. Ad avere pubblicato su Facebook è stato un attivista del Movimento 5 Stelle, tale Juan Carlos Bustamante. Inevitabili le critiche all’indirizzo del bar Lavena, il cui direttore Massimo Milanese si sfoga su Repubblica e parla di insulti e minacce ricevute al telefono. Nel dettaglio, ciascun caffè è costato 11,50 euro e una bottiglietta d’acqua 10 euro.
Uscire dal negozio senza scontrino: cosa rischia il cliente?
Il bar Lavena è uno dei quattro presenti in Piazza San Marco a Venezia e tutti presentano prezzi simili. Nulla di illegale, anche perché ai clienti i costi vengono esposti su menù e tabellone all’ingresso, per cui chiunque si segga per prendere anche solo un bicchiere d’acqua è consapevole di quanto dovrà spendere. Eppure, lo scontrino ha fatto il giro del web ed è finito oggetto di attenzioni anche della stampa britannica, ad opera del quotidiano Telegraph. Non è la prima volta che una polemica simile a mezzo social riguarda certi scontrini apparentemente esagerati. Lo stesso bar era stato denunciato nel 2013 da sette turisti romani, che avevano dovuto pagare 100 euro per 4 caffè e 3 amari. Altre lamentele sono state espresse per i locali concorrenti vicini, così come negli ultimi anni sono state diverse le critiche esternate da turisti italiani e stranieri verso gli alti prezzi praticati anche nella Capitale, specie a Piazza di Spagna.
Polemica sterile, Venezia ha un boom di turisti
Facile raccogliere “mi piace” su Facebook e l’approvazione pubblica per quello che viene percepito come un prezzo ingiustificatamente alto.
E altro errore insito di chi si limita a guardare lo scontrino sta nel confondere il prezzo con il costo. Il due non coincidono e variano necessariamente nella stessa direzione, riflettendo dinamiche di domanda e offerta differenti. Una bottiglietta d’acqua del bar Lavena costa verosimilmente proprio quanto la acquisterebbe qualsiasi altro rivenditore dentro o fuori Venezia. Tuttavia, ad essa vanno sommati altri costi, che altrove sarebbero diversi e spesso notevolmente inferiori. Credete per caso che l’affitto di un locale a scopo commerciale a Piazza San Marco costi quanto nella periferia di Matera? O che gli stessi dipendenti vengano retribuiti quanto in un altro bar? O che gli spettacoli musicali proposti per intrattenere i clienti si paghino con un sorriso o un applauso?
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In queste polemiche da quattro spiccioli tende ad emergere uno spirito tipico forcaiolo di un’Italia, che non accetta che esistano nicchie di mercato per tasche fuori dall’ordinario.