Si va delineando la squadra che comporrà il prossimo governo degli Stati Uniti. Il presidente eletto Donald Trump ha già reso pubbliche diverse sue nomine, che dopo l’insediamento del 20 gennaio dovranno passare al vaglio del Congresso. E quella più attesa era per il segretario al Tesoro, ossia il successore di Janet Yellen. A ricoprire la carica sarà Scott Bessent, 62 anni, originario del South Carolina. Il suo è un profilo un po’ anomalo per il mondo trumpiano. Infatti, l’uomo è stato tra il 2011 e il 2015 direttore finanziario del Soros Fund Management, il fondo del magnate George Soros, arci-nemico giurato del tycoon e figura iconica dei progressisti nel mondo.
Bessent già finanziatore dem
Sempre Bessent è fondatore del Key Square Capital Management e in passato è stato finanziatore di Al Gore, Barack Obama e Hillary Clinton. Si sa che Elon Musk, ormai il più stretto collaboratore di Trump, gli avrebbe preferito Howard Lutnick, CEO di Cantor Fitzgerald. Ha definito la scelta del presidente “business as usual”, che si può tradurre come una sorta di continuità con il passato.
Mercati rivedono Trump trade
Come mai Trump è arrivato a questo nome? Già nel 2016 finanziò con 1 milione di dollari l’inaugurazione della sua presidenza. Un altro milione risulta averlo donato alla sua campagna per queste elezioni ed è stato negli ultimi mesi suo principale consigliere sull’economia. A chi teme che la politica di Trump sui dazi possa nuocere al business, Bessent ha risposto che i toni estremi della campagna elettorale lasceranno il posto al pragmatismo. Soprattutto, ha fatto presente che Wall Street abbia tifato per il tycoon anche senza ammetterlo, mentre egli avrebbe esternato in pubblico ciò che in tanti nel mondo della finanza non avevano il coraggio di dire apertamente.
Bessent è stato un forte critico nei confronti della candidata democratica Kamala Harris, che ha definito “ignorante in economia”.
Regola del 3-3-3
In effetti, la figura di Bessent è ritenuta moderata e pragmatica. C’è chi sostiene che Wall Street abbia vinto sul MAGA. Per capire il pensiero del segretario al Tesoro “in pectore”, non possiamo non citare la sua regola del “3-3-3”. Gli americani sono maestri nel sapere sintetizzare i loro concetti anche in maniera estrema, rendendoli comprensibili a tutti. In pratica, egli si propone di:
- sostenere la crescita economica a una media del 3% all’anno attraverso il taglio della burocrazia e la deregolamentazione
- tagliare il deficit dello stato al 3% del Pil
- aumentare la produzione del petrolio di 3 milioni di barili al giorno
Politica fiscale prudente
Questi obiettivi mitigano, almeno in parte, i timori diffusi in queste settimane a proposito della politica economica della nuova amministrazione americana. Si tratta di misure da un lato di stimolo alla crescita, ma dall’altro anche di contenimento dell’inflazione. Infatti, l’aumento del Pil sarebbe perseguito attraverso l’allentamento delle regole, mentre il disavanzo fiscale sarebbe ridotto e l’aumento dell’offerta di petrolio provocherebbe la discesa delle quotazioni internazionali, a sua volta con impatto ribassista sui prezzi al consumo.
Bessent si farebbe interprete di una politica fiscale improntata alla prudenza e agirebbe al contempo per non scatenare una guerra dei dazi contro Cina e alleati. Da aggiungere che egli è uno strenuo sostenitore delle “criptovalute” e sostiene la proposta di Trump di costituire una riserva federale in Bitcoin.
Bessent argine ai dazi?
Ovviamente, la rinegoziazione degli accordi commerciali ci sarà e forse arriveranno anche i dazi, anche se si spera in misura non tale da fare male all’economia americana. Perché Bessent sa che le tariffe alla dogana da un lato disincentivano le importazioni e favoriscono i produttori domestici, dall’altro aumentano i prezzi al consumo e vanno nella direzione opposta auspicata dagli americani. Uno degli ingredienti fondamentali per la vittoria di Trump è stata l’alta inflazione nell’era Biden. Le famiglie vogliono recuperare potere di acquisto, non perderne ancora.