La pensione a 67 anni nel 2025 è un argomento di grande interesse per tutti i docenti che si avvicinano alla fine della loro carriera lavorativa. Questo traguardo rappresenta un momento cruciale, poiché segna la conclusione di anni di servizio dedicato all’insegnamento. Tuttavia, è importante comprendere appieno le normative in vigore e i passaggi necessari per garantire una transizione senza intoppi. In questo articolo, analizzeremo in dettaglio cosa significa andare in pensione a 67 anni nel 2025, quali sono le procedure da seguire, e quali eccezioni esistono per chi non soddisfa determinati requisiti contributivi.
Quando si va in pensione a 67 anni nel 2025
Per i docenti, l’uscita dal mondo del lavoro è regolamentata da specifiche norme che tengono conto sia dell’età anagrafica sia dell’anzianità contributiva. Nel 2025, il pensionamento obbligatorio scatta al compimento dei 67 anni di età. Questo significa che tutti gli insegnanti che raggiungono questa soglia entro il 31 agosto 2025 saranno soggetti al decreto di pensionamento, a meno che non vi siano particolari condizioni che impediscano l’accesso alla pensione.
Importante: i docenti che compiono 67 anni dopo il 31 agosto 2025, invece, non rientreranno nel pensionamento obbligatorio per quell’anno scolastico, ma dovranno attendere l’anno successivo per la cessazione automatica dal servizio.
A questo proposito, qualcosa potrebbe cambiare in vista della prossima legge di bilancio. Sul tavolo delle proposte la possibilità per i dipendenti pubblici di andare in pensione a 70 anni. Quindi, fine della pensione obbligatoria a 67 anni ovvero a 65 anni.
Procedura per andare in pensione a 67 anni nel 2025
Una delle domande più frequenti riguarda la necessità di presentare una domanda formale per il pensionamento. Per i docenti che vanno in pensione obbligatoriamente per raggiunti limiti di età e anzianità di servizio, non è richiesta la presentazione di alcuna domanda. La procedura si attiva automaticamente quando il dirigente scolastico emette il decreto di pensionamento. In altre parole, se si compiono 67 anni entro la data stabilita, non è necessario fare nulla.
Tuttavia, vi è un’eccezione importante: se un docente non ha raggiunto i 20 anni di anzianità contributiva entro il 31 agosto 2025, e non ha presentato una specifica domanda di cessazione tramite la piattaforma Polis del MIUR, può restare in servizio anche se ha compiuto 67 anni.
Cosa succede se non si possiedono i 20 anni di contributi?
Secondo la circolare ministeriale attualmente in vigore, nel 2025, i docenti che, pur avendo compiuto 67 anni entro il 31 agosto, non dispongono del requisito minimo dei 20 anni di contributi versati (sarebbero quelli previsti per la pensione di vecchiaia), possono restare in servizio. Questo aspetto è di fondamentale importanza per coloro che hanno iniziato la carriera lavorativa in età avanzata o che hanno avuto interruzioni significative nella contribuzione.
In questi casi, il docente non sarà obbligato a lasciare il servizio. A meno che non presenti domanda di cessazione volontaria entro le scadenze previste dal Ministero. È quindi consigliabile, per chi si trova in questa situazione, consultare attentamente le circolari annuali e valutare l’opportunità di rimanere in servizio fino al raggiungimento dei requisiti necessari.
Riassumendo…
- Pensione obbligatoria nel 2025: i docenti vanno in pensione a 67 anni entro il 31 agosto.
- Domanda non necessaria: il pensionamento è automatico, non serve presentare domanda se si rispettano i requisiti.
- Eccezione: docenti senza 20 anni di contributi possono restare in servizio anche a 67 anni.
- Cessazione volontaria: possibile presentare domanda tramite Polis se si desidera anticipare l’uscita dal servizio.
- Requisiti pensionistici: per il pensionamento servono 67 anni di età e 20 anni di contributi.