Scuola: in pensione quasi 29.000 persone entro settembre. Cattedre a rischio?

29.000 domande di pensione nella scuola già presentate, ma le nuove forme di reclutamento non sembrano efficienti. Cattedre a rischio a settembre.
2 anni fa
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pensione

A settembre andranno in pensione circa 29.000 persone dal mondo della scuola. Più o meno lo stesso numero dello scorso anno, ma con la differenza che molte uscite anticipate con quota 100 da quest’anno non ci sono più.

L’Inps fa sapere di aver completato per il 95% delle domande l’iter di verifica che concede la certificazione al diritto alla pensione. Il personale scolastico che ha fatto domanda lascerà quindi la scuola dal 1 settembre.

29.000 insegnanti e bidelli in pensione a settembre

L’Inps precisa che, in base alle verifiche finora effettuate, risultano certificati i diritti alla pensione per 28.700 nominativi così suddivisi:

  • 400 personale docente;
  • 600 personale Ata;
  • 400 insegnanti di religione;
  • 300 dirigenti scolastici;
  • 60 personale educativo.

Si tratta di numeri ancora indicativi e non definitivi, in attesa delle ultime operazioni di controllo sulle pensioni che saranno espletate entro il mese di maggio.

Le sedi territoriali dell’Inps sono ulteriormente impegnate affinché il personale riceva il trattamento pensionistico con decorrenza 1° settembre 2022, senza soluzione di continuità rispetto all’ultimo stipendio.

Rischio cattedre vuote fra pochi mesi

L’andata in pensione di 29.000 insegnanti e bidelli rischia di riproporre l’annoso problema delle cattedre vuote a inizio anno scolastico. La riforma del reclutamento dei docenti recentemente approvata dal governo per risolvere il problema delle supplenze e del precariato rischia di peggiorare le cose.

Stando a quanto riferiscono i sindacati, la riforma rende l’accesso all’insegnamento più complicato e difficile col risultato che a settembre si avranno ancora cattedre vuole in giro per le scuole d’Italia. La recente riforma è peggiorativa – dice Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – il quale precisa che alla fine resteranno un sacco di posti vacanti.

“La verità è che di fronte a 100 mila posti oggi senza titolare, a 23 anni di abusi sui precari, il governo rende l’accesso al ruolo docente più difficile, più complicato, più lungo. Prevediamo che i due terzi dei posti oggi liberi rimarranno tali”.

Anche le nuove forme di reclutamento tramite concorsi hanno evidenziato forti problematiche che non vanno certo nell’efficienza del servizio scolastico.

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certificate


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Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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